UN ALTRO FESTIVAL
MAGNOLIA
MILANO
14 e 15 LUGLIO 2014
L’idea, già attuata con maggior sistematicità all’estero, è buona e da usare più spesso: scelti i gruppi atti a formare la line up del festival, li si fa suonare alternatamente in due diverse città. Questo è stato fatto per questa seconda edizione de Un Altro Festival, rassegna musicale su due giorni, divisa appunto fra due città, Milano e Bologna, con line up invertite (la prima serata di Milano era la seconda di Bologna e viceversa, per intenderci). Noi abbiamo assistito all’edizione milanese, svoltasi su due palchi (uno grande, il secondo un po’ più piccolo) al Circolo Magnolia, vicinissimo all’Idroscalo e all’aeroporto di Linate. Non so bene come sia andata a Bologna, ma nel capoluogo lombardo era lecito attendersi una maggiore affluenza di pubblico: le ragioni di un parziale insuccesso – che ci auguriamo non compromettano future edizioni – possono essere diverse, dall’inclemenza del tempo (almeno nella prima serata) ad un prezzo d’ingresso forse un filo eccessivo visti i nomi in campo (anche se immagino bene che meno sarebbe stato decisamente improbabile), per non parlare della vicinanza ad altri e numerosi eventi che, visti i tempi che corrono, impone indubbiamente delle scelte anche agli appassionati di musica. Aldilà di queste considerazioni, Un Altro Festival è stato però un bell’appuntamento, di certo capace di offrire show interessanti e divertenti. La prima sera, aperta dai Kuroma sotto un diluvio biblico, ha visto sfilare l’elettronica danzereccia dei M + A, assurti all’onore delle cronache per essere stati gli unici italiani a suonare quest’anno a Glastonbury (non proprio my cup of tea), e il rock spesso e variegato degli His Clancyness, decisamente bravi nell’offrire buone vibrazioni tramite i pezzi tratti dal loro Vicious. Head-liner della serata erano però Panda Bear e gli MGMT: il primo, già membro degli Animal Collective, ha dato vita ad una quarantina di minuti favolosamente onirici ed intrisi di psichedelia elettronica, affascinanti anche grazie agli ottimi visuals che scorrevano dietro di lui; i secondi, una band che, devo confessare, mai ho frequentato più di tanto, ha invece divertito oscillando tra pop-rock psichedelico, qualche scampolo di electro-pop ed un pugno di canzoni, tra cui molti loro hit, davvero niente male. Per il sottoscritto, era però la serata del 15 quella più interessante, in larga parte all’insegna della neo-psichedelia, a partire dagli italianissimi (e competenti) Foxhound, a cui è spettato il compito di aprire le danze. Dopo di loro i britannici Telegram, moderatamente ruvidi e garagisti, nonché impregnati fino al midollo di aromi ’60s e ‘70s. Stessa cosa che si potrebbe sostenere per i Temples, autori di uno degli esordi più freschi dell’anno e che, forse addirittura inaspettatamente, hanno convinto senza mezze misure, palesandosi quale ottima live band, in grado pure d’imprimere qualche momento improvvisativo alle loro splendide canzoni. Chi temeva di trovarsi di fronte ad un bluff ha avuto modo di convincersi del contrario, probabilmente i migliori di tutto il festival. Non sono stati male, però, neppure i due, veri nomi di punta del Day 2, The Horrors e The Dandy Warhols. I primi, forti di un album riuscito quale il recente Luminous, sono stati in bilico tra la psichedelia pulsante e dalle striature elettroniche delle ultime prove ed il rumore chitarristico del passato; i secondi, da tempo dati per superbolliti discograficamente, dal vivo rimangono una rock’n’roll band divertente ed efficace, con diverse belle canzoni all’attivo, come i super successi Bohemian Like You e Not If You Were Last Junkie On Earth, puntualmente piazzati in scaletta, per la gioia generale. Una piacevolissima e stuzzicante due giorni insomma, a cui speriamo di poter presenziare pure l’anno prossimo!
Lino Brunetti
All photos © Lino Brunetti

A + M

His Clancyness

Temples

Panda Bear

The Horrors

The Dandy Warhols