JESSICA RISKER “I See You Among The Stars”

Jessica Risker
I See You Among The Stars

Western Vinyl

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È un disco all’apparenza improntato alla semplicità quello appena pubblicato da Jessica Risker, otto canzoni sostanzialmente folk, solo una mezz’ora di musica, appena increspata da un sentire psichedelico che adombra la limpida purezza delle trame acustiche attraverso le quali si esplicita. Eppure, a guardare con più attenzione, si nota il lavoro che sta dietro a queste canzoni. Intanto varrà la pena sapere che la giovane cantautrice di Chicago è pure sound designer e, in passato, prima di scoprire il suo lato gentile, aveva pubblicato un album composto da ritmi e noise elettrico, un qualcosa di completamente diverso dalle atmosfere incantate di I See You Among The Stars. Ha detto la Risker di questo suo nuovo disco: “Tendo ad affrontare la musica da due diverse angolazioni. Come prima cosa c’è il songwriting – la melodia, il cambio degli accordi, i testi – gli elementi basici. Il secondo angolo è più un’esplorazione del suono, con l’idea che non ci sono limiti. È un qualcosa tipo me che suono con la registrazione. L’idea è quella di creare un grande flusso”. Realizzato in quasi totale solitudine – ci sono giusto Joshua Wentz con le sue tastiere e Fumo Stromboli a violino e violoncello in un pezzo – I See You Among The Stars si apre con la stessa canzone che titola l’album, una folk song sognante e fantasmatica, in cui eccheggiano piccoli rintocchi sonori che evaporano in un battito di ciglia, come ricordi inafferabili. Le seguenti Cut My Hair e Anyway When I Look In Your Eyes mettono in mostra la straordinaria capacità della Risker nel costruire melodie meravigliose, la prima sfiorando senza mezza termini un sentire pop, la seconda affondando in un’atmosfera fatata, in contrasto con gli spettrali interventi di synth. Lo psych-folk Zero Summer Land s’accoppia all’onirico svolgimento di Shallow Seas, accarezzata dagli archi, mentre un passo folk un po’ più classico emerge da pezzi come Reassign Me, nella quale solo i synth si segnalano come elemento parzialmente alieno, e A Cooling Sun, sempre più sospesa a mezza via tra sonno e veglia. La chiusa è sintomatica dell’approccio alla musica di Jessica Risker: Help Me, Help Me è un pezzo per voce e chitarra acustica, con tutt’attorno, però, dei rumori d’ambiente. E pare proprio di vederla, la cantautrice, suonare la sua canzone all’alba, nell’intimità della sua cucina. Incantevole davvero, da sentire.

Lino Brunetti

RUMBA DE BODAS “Super Power”

Rumba De Bodas
Super Power
Irma Records

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Arriva l’estate e, come è naturale che sia, magari vi viene anche voglia di musica solare, pimpante, da ballare e con cui divertirvi. Alla bisogna potrebbe venirvi in aiuto Super Power, terzo album, ma il primo ad uscire per un’etichetta vera e propria, dei Rumba De Bodas, collettivo bolognese in assetto voce, fiati, chitarra, basso batteria e tastiere, che ha già avuto modo di suonare in lungo e in largo sia per l’Italia che in Europa. Non lasciatevi ingannare dai due funkettoni messi in apertura,  Lucky To Be Here e Freaky Funky, simpatici e dinamici, ma che potrebbero indurvi a pensare di trovarvi di fronte a dei semplici entertainer non troppo originali. Le cose iniziano a farsi più intriganti con lo scorrere della scaletta, prima con una Super Power che spezia il suo tiro inarrestabile con infliltrazioni latin jazz; poi con un soul/r&b ideale territorio d’azione per la voce della cantante Rachel Doe; e a seguire con la melodia solare, eppur sottilmente venata di spleen di una Pale Blue Dot orientata al reggae. Si capisce così che ai Rumba De Bodas piace la contaminazione e non hanno paura di tentare soluzioni diverse, vedi le chitarre che irrompono definitivamente nel latin rock Sound Assault; la melodia intinta nel son cubano di Strawberry Head; il ritmo irresistibile della divertente La Cumbia Di Elio; lo ska colorato di punk di Heebie Jeebies o il piglio scoppiettante di Imaginaria e Tin Machine. Immagino che il loro meglio lo diano dal vivo, ad ogni modo, un disco come Super Power potrebbe animare più di una festa.

Lino Brunetti