Come ogni anno di questi tempi, sulle riviste musicali, sui siti internet, sui blog, finanche sulle bacheche di Facebook degli appassionati di musica, è tutto un fiorire di classifiche, discussioni e discettazioni circa il meglio uscito nell’anno appena passato. Nonostante io ascolti qualche centinaio di dischi nuovi ogni anno, a leggere queste classifiche mi rendo sempre conto che quello che riesco a coprire è solo una piccolissima parte di ciò che esce, il che rende praticamente privo di alcun senso stilare queste interminabili liste.
Siccome spesso è la vita stessa ad avercene poco di senso, cosa ci rimarrebbe se non giocassimo almeno un po’? Io, anche quando non mi ci ritrovo, nelle classifiche degli altri trovo spunti per nuovi ascolti e scoperte e per questo continuo a ritenerle utili e divertenti, quanto basta insomma per spingermi ormai da qualche anno a dare anche il mio contributo.
Cosa dire di questo 2018 appena conclusosi? Sostanzialmente ciò che diciamo da diversi anni a questa parte: tanta, tantissima, troppa (probabilmente) nuova musica, spessissimo di ottimo livello, ma avarissima di capolavori, di dischi che sappiano essere sintesi dei tempi che stiamo vivendo, musicalmente ma non solo.
L’unico disco uscito nel 2018 a cui riconosco la capacità di essere specchio di questo periodo storico e di proporre musica ad altissimi livelli, coraggiosa e per nulla timorosa di sfidare l’ascoltatore è il disco dei Low, senza tema di smentita il mio disco dell’anno e uno dei pochi sui quali mi sentirei di scommettere sul fatto che resisterà al passare del tempo. Da quando è uscito non ho smesso di ascoltarlo e, anzi, con gli ascolti è cresciuto sempre più.
Il resto della lista, esclusi forse i primi 15 titoli, avrebbe potuto, a seconda dei momenti, essere anche piuttosto diversa: il criterio scelto è stato quello dei dischi frequentati di più o comunque ho scelto dischi con una loro forza intrinseca all’interno dei loro generi.
Per quanto sia assolutamente open minded faccio ancora un po’ di fatica a trovare del buono in certa nuova elettronica di consumo, sia essa legata al variegato mondo black (soul, r&b, hip-hop etc) o meno, e di questo mi scuserete (però ho apprezzato non poco gli album di Jorja Smith e Blood Orange). Tutti gli altri generi credo siano in qualche modo toccati, quantomeno nella maxi playlist che va molto oltre i 31 titoli scelti e che v’invito ad esplorare.
Quest’anno ho frequentato pochissimo il mondo delle ristampe, ma almeno un titolo bisogna citarlo, ovvero il maxi boxset dedicato alla riedizione del primo album di Liz Phair.
Che dire d’altro? Buon ascolto!!
Lino Brunetti
DISCO DELL’ANNO
LOW – DOUBLE NEGATIVE
GLI ALTRI QUINDICI
JULIA HOLTER – AVIARY
TY SEGALL – FREEDOM’S GOBLIN
DANIEL BLUMBERG – MINUS
MATTIEL – MATTIEL
IDLES – JOY AS AN ACT OF RESISTANCE
MARIANNE FAITHFULL – NEGATIVE CAPABILITY
RYLEY WALKER – DEAFMAN GLANCE
SPAIN – MANDALA BRUSH
ANY OTHER – TWO, GEOGRAPHY
COURTNEY BARNETT – TELL ME HOW YOU REALLY FEEL
KURT VILE – BOTTLE IN IT
FUCKED UP – DOSE YOUR DREAMS
CALIBRO 35 – DECADE
BODEGA – ENDLESS SCROLL
MARC RIBOT – SONGS OF RESISTANCE 1948-2018
E ALTRI QUINDICI
GNOD – CHAPEL PERILOUS
ANNA VON HAUSSWOLFF – DEAD MAGIC
PARQUET COURTS – WIDE AWAKE!
CAT POWER – WANDERER
OHMME – PARTS
ANNA CALVI – HUNTER
CLOUD NOTHINGS – LAST BUILDING BURNING
DRINKS – HIPPO LITE
THE EX – 27 PASSPORT
MIND OVER MIRRORS – BELLOWING SUN
THE NECKS – BODY
JON HOPKINS – SINGULARITY
SONS OF KEMET – YOUR QUEEN IS A REPTILE
ONEIDA – ROMANCE
RY COODER – THE PRODIGAL SON
RISTAMPA DELL’ANNO
LIZ PHAIR – GIRLY SOUND TO GUYVILLE