SWEET WILLIAMS
WHERE DOES THE TIME COME FROM
GRINGO RECORDS
Thomas House è un musicista che ha fatto parte di diverse band (Charlottefield, Joeyfat, Haress) e gli stessi Sweet Williams erano una band prima di dissolversi subito dopo l’uscita del disco precedente. Le canzoni di Where Does The Time Come From evidenziavano però un’urgenza che non permetteva attese, né tantomeno il tempo di mettere assieme un nuovo gruppo di musicisti. Ecco perché quello che sentiamo qui dentro è tutta farina del sacco di House che, isolatosi nel Sussex rurale col produttore Ben Hampson, ha messo su nastro il sound che aveva in mente e che gli bruciava dentro. Il magma di chitarre di Stop I’m Killing You introduce le atmosfere di un disco intimo e involuto, sicuramente dominato dalle distorsioni elettriche, ma anche da una voce mormorante in linea con certo slowcore o col post-rock di matrice slintiana. A quello fanno pensare ottimi pezzi quali Stunt Freeze o Fifties, mentre brani come Very Long Division o Ride A Gold Snail, che arrivano dopo il breve intermezzo strumentale RF, sembrano colorarsi di una patina rock che rimanda alle fantastiche ballate elettriche di un tipo quale Tim Rutili, stando proprio in bilico tra Red Red Meat e Califone. Il pulsare basico e disossato di una sospesa Rust o la catatonica pregnanza dell’ipnotica, raggelata Two Golden Sisters, sono il necessario passaggio che conduce al vibrare elettrico degli ultimi due capitoli di questa concisa, ma profonda raccolta di racconti, la quale guarda a suoni oggi non più tanto di moda, ma comunque in grado di emozionare come hanno sempre fatto. Insomma, un ascolto io glielo darei senz’altro fossi in voi.
Lino Brunetti