VICTOR HERRERO “Hermana”

VICTOR HERRERO
HERMANA
El Volcàn Music

“...Una grandiosa miscela di folk spagnolo e esplorazioni psichedeliche…magari difficile da descrivere…ma semplicemente straordinaria...”: in genere è questo il tenore dei commenti che la musica di Victor Herrero suscita tra gli addetti ai lavori come il chitarrista Buck Curran e del resto basta ascoltare i suoi preziosi accompagnamenti nei dischi della cantautrice americana Josephine Foster, il suo lavoro nell’album Canzoni della Cupa di Vinicio Capossela o l’esotica meraviglia di un disco come il nuovo Hermana per intuire quali siano le ragioni di tanto entusiasmo.

Se lo si chiedesse a lui, Victor Herrero direbbe magari che le sue fonti d’ispirazione sono le canzoni di protesta di Violeta Parra e Victor Jara, ma c’è anche chi nella sua musica riesce a fantasticare di suggestioni con l’arte di Leonard Cohen, Robbie Basho o Fred Neil e nonostante lo sforzo d’immaginazione, almeno per quanto riguarda Hermana potrebbe effettivamente essere il disco che i suddetti personaggi sarebbero stati in grado di realizzare se solo fossero nati a Toledo in Spagna, avessero studiato musica classica e canto gregoriano in un monastero nei dintorni di Madrid e infine avessero suonato una chitarra spagnola con la stessa sensibiltà di Victor Herrero.

Basico e asciutto come un capolavoro della scuola dei cosiddetti primitivisti, Hermana è una sentita ode alla femminilità per sola voce e chitarra: una raccolta di sognanti ballate e affascinanti componimenti strumentali tracciati con cura nella polvere delle tradizioni popolari della cultura latina, che si tratti di dolci nenie che ondeggiano tra la malizia e la malinconia di una bossa nova come l’incantevole Plancie De Canto, di tenorili serenate come La Mancha, di deliziose combinazioni di note speziate dai sapori piccanti del Messico come Cucharita, di intense parabole folk che potrebbero stare in un qualsiasi disco di un cantautore dell’area mediterranea come Anil, di evocativi solismi strumentali come la virtuosistica Valentina o di desertiche scenografie dall’aura vagamente western come la splendida Barcarola.

La magia che riempie un disco come Hermana ha tutta l’aria di essere frutto di quel sentire che molti chiamano blues, anche se magari Victor Herrero preferirebbe definirlo duende, per avere un’idea di cosa si intenda basta ascoltare la meraviglia di queste canzoni sospese tra la polverosa risonanza della canzone popolare, l’eleganza colta della musica classica e l’immenso estro di un solista mai così ispirato.

Luca Salmini