DAVID MARTE
PAROLE DI BAUSTELLE
Independently published (qui)

Lo dice chiaramente nella postfazione il suo autore: questo libro è un atto d’amore. Nei confronti di una band dotata di un’immaginario ampio e ben definito, ma forse soprattutto verso il proprio vissuto, nei confronti del modo in cui la musica dei Baustelle si è saputa intrecciare con i propri sentimenti e con importanti avvenimenti della propria vita.
A quello probabilmente si deve la dedizione maniacale messa in campo da David Marte – laureato in lettere antiche e specializzato in storia dell’arte, rocker con gli Alice In Sexland, Dj e già autore di un romanzo pubblicato da Editrice Zona – nell’analizzare i testi di tre degli album più importanti dei Baustelle, band (per il sottoscritto inspiegabilmente) divisiva, glorificata e osteggiata quasi in egual misura dagli appassionati di rock italiano.
Da che parte stia Marte è chiaro fin dalle prime battute, perché, come già si accennava, nello scandagliare i testi di La Malavita, Amen e I Mistici Dell’Occidente, ha estrapolato una mole enorme di riferimenti cinematografici, letterari, musicali, poetici ed artistici, la cui portata vi sarà immediatamente chiara anche solo buttando un occhio alle quasi 50 pagine di bibliografia/discografia etc, poste in coda al volume.
Il tutto, soprattutto a un non devoto alla band, potrebbe risultare fin troppo eccessivo, non solo per il massiccio ricorso a note che appesantiscono e rallentano un po’ la lettura, per una scrittura poco narrativa, ma assai più propensa all’esegesi da tesi universitaria, ma anche per il puntiglio con cui Marte si mette ad analizzare qualsiasi aspetto di ogni singolo testo, dedicando ampi passaggi anche alla loro analisi semantica.
D’altro canto, se queste sono tutte cose che potrebbero scoraggiare il lettore occasionale, allo stesso tempo sono invece cose preziose per chi voglia approfondire veramente l’immaginario di una band senz’altro colta e, probabilmente proprio per questo, a volte ritenuta insopportabilmente snob. Nel tourbillion di citazioni finiscono autori come Pasolini e Lee Masters, Baudelaire e Bianciardi, Gadda e De Andrè, questo giusto per citarne qualcuno, con gli accostamenti corroborati anche tramite brandelli d’interviste e articoli alla/sulla band.
Se curiosi e privi di preconcetti, potreste anche trovarlo come un modo per andare a scoprire o riscoprire film, libri, dischi e opere d’arte, magari distantissime fra loro, eppure in qualche modo legate inestricabilmente. Il lettore ideale di “Parole di Baustelle” rimane chiaramente il fan della band; i detrattori probabilmente non cambieranno idea (un testo di questo genere potrebbe anzi infastidirli ancor di più), ma magari ci sarà anche chi, incuriosito da queste pagine, ne andrà ancora più a fondo nella scoperta, anche perché, al netto dei difetti esposti, quello fatto da Marte è stato un lavoro di scavo analitico decisamente riuscito, che merita lode.
Un atto d’amore, come si diceva all’inizio.
Lino Brunetti