NANCY SINATRA – BANG BANG (MY BABY SHOT ME DOWN) KEVIN SHIELDS – CITY GIRLS JOE HENRY & MADONNA – GUILTY BY ASSOCIATION R.E.M. – SPONGE VIC CHESNUTT – SAD PETER PAN DANIEL HECHT – BABA DREAM SONG JACK HARDY – THE TAILOR BILL MADISON – BUFFALO SKINNERS LLOYD CHEECHOO – WINDS OF CHANGE THE BOOTLEGGERS feat MARK LANEGAN – WHITE LIGHT, WHITE HEAT RAMMSTEIN – RAMMSTEIN TOOTS & THE MAYTAILS – LOUIE LOUIE FRANKIE & THE WITCH FINGERS – MEPEM THE OH SEES – STICKY HULKS KING GIZZARD & THE LIZARD WIZARD – HYPERTENSION
Già una decina di anni fa i due fratelli chitarristi Alejandro e Juanma Montoya, nella piccola città di Maracay, Venezuela, avevano cominciato a suonare insieme, in maniera totalmente indipendente e senza nessun contratto pubblicando musica che li fece conoscere e che li spedì in tour pur non avendo nessun supporto alle spalle. Problemi finanziari (comprensibili) e tragedie personali portarono il duo ad accantonare i Cultura Tres e il loro sludge metal. Poi nel 2019 la svolta: Paulo Xisto Pinto Jr. (bassista dei Sepultura) ha offerto la sua collaborazione e con il reclutamento di Jerry Vergara Cevallos (batterista colombiano/venezuelano) il quartetto si è costituito per dare alle stampe il loro debutto. Ci sono voluti tre anni di pandemia ma alla fine il disco viene finalmente pubblicato ed è una piacevole sorpresa. Lo sludge iniziale si è trasformato, deviando con energia nel post hardcore e subendo rallentamenti che si avvicinano al doom. Una dicotomia ben controllata e fresca, le canzoni escono con naturale scioltezza, pesanti ma molto musicali, ricordando a tratti i Sepultura (The World and Its Lies per esempio si avvicina molto a Roots Bloody Roots) e a volte addirittura i Fear Factory, per via di quella scansione ritmica dall’aria un po’ industriale che ne caratterizza alcuni momenti. Non un capolavoro assoluto ma sicuramente un ascolto piacevole nel mezzo di un genere che nonostante qualche gemma mostra inevitabilmente un po’ la corda. I Cultura Tres ne risollevano con fierezza le sorti, portando le stigmate del passato verso nuovi orizzonti. (Daniele Ghiro)
I punk rockers britannici nativi dell’Isola di Wight hanno via via affinato le armi attraverso tre dischi in continua evoluzione ed ora il loro quarto omonimo album è la sintesi perfetta del percorso fatto fino a questo momento. Fresco, frizzante, potente e divertente, tutto quello che dovrebbe essere un disco di punk suonato ai giorni nostri perchè una canzone quale Under The Streetlight è veramente da un po’ di tempo che non l’ascoltavo, con quell’attacco oi!, con quel tiro militante e con un ritornello pazzesco da cantare a squarciagola (guardatevi il video qua sotto e ditemi se non vi viene voglia di uscire e di andare in quel club a divertirvi). Di certo la collaborazione con Tim Armstrong (Rancid) e la sua Hellcat ha dato linfa ska punk al gruppo e seppur le affinità possono essere evidenti lo sono solo in alcuni brani (It’s A Mad World, Baby) perchè i Grade 2 camminano, eccome, con le proprie gambe. Fast Pace ha sfumature glam rock (ma è un hammond quello che si sente qui dentro?), Doesn’t Matter Much Now e See You Around sono confezionate in maniera sublime, veloci ed urticanti ma con una melodia pazzesca che ti si pianta in testa immediatamente, frutto di una ricerca e costruzione nei cori quasi maniacale e sempre ben riuscita. Poi quando si avvicinano all’hardcore (Gaslight) sono una macchina da guerra devastante. C’è ancora luce per il genere quando l’approccio è di questo tipo, un disco che si piazza inevitabilmente già tra le migliori uscite dell’anno. (Daniele Ghiro)
Se approcci l’ascolto di un secondo disco (dopo un ottimo primo) di una band che vede tra le sue fila Brian Baker (Minor Threat, Bad Religion, Dag Nasty), Michael Hampton (Embrace), Dennis Lyxzén (Refused, The [International] Noise Conspiracy), Johnny Temple (Girls Against Boys) e ora anche l’aggiunta addirittura di Brendan Canty(Fugazi) ti aspetti qualcosa di importante, ti aspetti un bel botto. E invece, lo dico subito, l’album rimane a metà, quasi trattenuto nell’esplosività, con una sensazione di incompiutezza che prevale sulla parte (che c’è) interessante e ben confezionata. Partiamo dalle note positive: Expendables e Damage Done sono due schegge in puro stile Bad Religion che fanno scapocciare senza problemi, un territorio nel quale la band si muove a proprio agio, così come nella trascinante Targets cheè un infuocato punk rock’n’roll. Purtroppo però il focus è che le melodie non sono sviluppate come ci avevano abituato (vedi il loro debutto) e il risultato è che Don’t Blame Yourself, ad esempio, potrebbe essere qualcosa di interessante ma alla fine, per qualche motivo, non lo è proprio, Can’t Take It fallisce completamente il bersaglio sperperando nello svolgimento un attacco interessante, Go è easy punk con poca verve. Poi la parte finale del disco vira decisamente sul lato più pop, Madtown è un sincopato rock dalle reminiscenze country elettriche, Caught In Between è una ballatona elettrica di rock tradizionale che non sfonda e Too Little Too Late ci saluta debolmente, pur avendo dentro di sè tutte le potenzialità per essere accattivante. Sia chiaro, i ragazzi (ehm..) sanno suonare e non lo scopriamo certo oggi ma sembra quasi che i Fake Names abbiano realizzato questa uscita con il freno a mano tirato, come se qualcosa in fase di registrazione gli sia rimasto in canna e per una formazione del genere è un difetto poco perdonabile. (Daniele Ghiro)
I RogoredoFS nascono nel 2017 nell’omonima stazione della ferrovia milanese, punto di incontro tra il frontman Armando, il tastierista Jacopo, il chitarrista Nicholas, il bassista Riccardo e il batterista Andrea. Non tutti di Milano si spalmano anche sull’asse Pavia/Lodi e decidono di pubblicare alcuni singoli tra il 2020 e 2021 (supportati live) che a fine 2022 si trasformano in questo EP. Già il titolo è interessante e i giochi di parole non finiscono qui perchè, componente molto interessante del gruppo, sono dei testi molto belli e ben costruiti. Se avete dimestichezza con il luogo (Rogoredo e il suo “boschetto”) saprete che è tristemente famoso per essere un degradato luogo di prostituzione e droga: Narcan lo descrive brutalmente: Piangi e sbocchi l’anima/Ma io ti salverò/Stai attenta ai venditori di amore eterno/Resti in coda col tuo viso devastato/Sono entrato nel boschetto e il mio collo s’è allungato, su una base di ballata rock dove i fantasmi degli Afterhours la fanno da padrone. Non sono particolarmente spigolosi e prediligono muoversi su territori introspettivi (Pappagalli, Soporoso), sanno anche essere più energici (Psicosociale) e sono anche in grado di confezionare un’autentica perla con Mercanti, ballata di ampio respiro. Buon debutto, attendiamo riscontri successivi. (Daniele Ghiro)
LANKUM – THE NEW YORK TRADER BIG|BRAVE – THE ONE WHO BORNES A WEARY LOAD XIU XIU – ESQUERITA LITTLE RICHARD SIGHTLESS PIT – FLOWER TO TOMB DEATHCRASH – DEAD, CRASHED DEATH AND VANILLA – FIND ANOTHER ILLUSION KERALA DUST – VIOLET DRIVE ALTIN GÜN – RAKIYA SU KATAMAN THE WEAVE – KILL ME AGAIN SLEAFORD MODS – FORCE 10 FROM NAVARONE DRY CLEANING – SWAMPY THE MEN – RIVER FLOWS THE REDS, PINKS AND PURPLES – THE TOWN THAT CURSED YOUR NAME ROBERT FORSTER – IT’S ONLY POISON STEVE MASON – THE PEOPLE SAY LONNIE HOLLEY – OH ME OH MY REFREE – AMANECE SIN QUE NEDIE LO VEA