Progetto a due formato da Linda Edelhoff (voce) e Fabio Colasante (synth e programmazione elettronica), i MICROLUX sono autori di un pop elettronico di gusto wave, di cui è facile avere un buon assaggio tramite il loro recente EP Geküsst. Sei tracce cantate in inglese, tedesco ed italiano, in cui l’attenzione maggiore viene data alle melodie cantate da Linda, comunque ben servite dalle trame strumentali messe a punto da Fabio. Sia pur inglobando qualche suggestione anni ’80, queste riescono comunque a stare alla larga dai cliché electro-pop, facendo risuonare l’elettronica in maniera calda e vicina all’idea di musica suonata, soprattutto in questo memori della lezione new wave. Con una giusta spinta potrebbero imporsi anche tra il pubblico mainstream, visto il forte appeal pop delle loro canzoni, mai criptiche e, al momento, fortunatamente anche ben lontane dalle banalità che si sentono in radio.
Nonostante prima del debutto in lungo, in uscita in questi giorni, avessero pubblicato solo una coppia di EP (di cui uno di remix), gli Omosumo avevano già avuto modo di farsi conoscere in giro tramite un’intensa attività live, che li ha portati anche sui palchi prestigiosi dell’Ypsigrock e del South By Southwest. Trio siciliano formato da Angelo Sicurella, Roberto Cammarata (Waines) e Antonio Di Martino (Dimartino), come si diceva, arrivano oggi all’esordio con un disco concepito tra il finire del 2013 e l’inizio del 2014, profondamente ispirato da quanto accadeva in quei giorni nella striscia di Gaza. Surfin’ Gazaparla infatti della guerra tra israeliani e palestinesi, ma lo fa da una prospettiva insolita, prendendo spunto dal documentario diretto da Alexander Klein, “Explore Corps and Surfing 4 Peace”, in cui si raccontava dell’esperienza delle organizzazioni Surf 4 Peace ed Explore Corps, nate con l’intento di unire palestinesi ed israeliani sotto il segno del surf. E se il film parlava della possibilità di rendere uniti due popoli in guerra grazie al potere dello sport e al rifiuto delle armi, gli Omosumo prendono giusto ispirazione, per poi creare una serie di brani dal più sfumato potere evocativo, ovviamente meno documentaristici nel loro voler rimarcare la necessità della pace, ma sicuramente altrettanto potenti e determinati. Le nove tracce dell’album sono fortemente caratterizzate da un sound elettronico, ma al loro interno sono capaci d’inglobare anche elementi più tradizionalmente pop e rock. In questo modo l’electro fluttuante, che in qualche modo simula l’effetto di surfare sulle onde del mare, di Yuk, si specchia in una più classica ballata come Walking On Stars; la pulsante, ai confini col drum’n’bass, Waves, trova il suo contraltare nel feeling krauto di una riuscitissima Nowhere, con un gran giro di basso ed un organo a far da fondale. La title-track ha un suono teso, screziato da chitarre quasi psichedeliche, con un tambureggiare ipnotico che mantiene la tensione senza mai farla esplodere; Dovunque Altrove, quasi un’eco del primissimo Battiato,è impregnata di tristezza cosmica, porta in sé la consapevolezza della difficoltà estrema di liberarsi in un contesto insostenibile e ingovernabile; Nancy alleggerisce con le cristalline chitarre di una romantica pop song, mentre torna nell’oscurità Ahimana, uno strumentale colmo d’intersecazioni sintetiche sovrastate da una voce registrata. Chiude Atlantico, probabilmente il pezzo più tradizionalmente rock in scaletta. Al di là dei suoi meriti tematici, Surfin’ Gaza è un disco più che interessante, un ottimo primo passo per gli Omosumo. Attenderemo quelli successivi.
Un po’ come abbiamo fatto per il Primavera Sound, vi raccontiamo qui l’edizione 2013 del bellissimo festival End Of The Road – si tiene nel Dorset, in Inghilterra, ogni anno alla fine di agosto – attraverso una galleria di immagini, rimandandovi ad un più completo report che apparirà sul prossimo Buscadero. Per il momento, buona visione quindi.
La genesi di Versions si ha quando, durante il tour del suo Conatus, a Nika Roza Danilova, in arte ZOLA JESUS, viene data l’opportunità di suonare al Guggenheim di New York, uno dei più prestigiosi musei d’arte moderna al mondo. E a quel punto che le viene l’idea di fare qualcosa di speciale; chiama JG Thirlwell, che in molti ricorderanno col nome di Foetus quale leggenda della musica industrial, da tempo impegnato in qualità di compositore ed arrangiatore sinfonico per i più svariati progetti, e gli chiede di preparare degli arrangiamenti per quartetto d’archi delle sue canzoni. Il risultato lo possiamo sentire oggi in Versions ovviamente, disco in cui Zola Jesus riprende nove canzoni del suo repertorio e, con l’aiuto del Mivos Quartet, le porta a nuova vita. E bisogna dire che il trattamento rende le canzoni della Danilova particolarmente affascinanti; il repertorio arriva in parte da Conatus, in parte dai dischi più vecchi; gli arrangiamenti per archi ben si mescolano con la sua voce e con l’elettronica della sua musica, ed il suo pop gotico e venato wave ne viene accresciuto in forza. Difficile dire oggi se sarà questo il territorio verso il quale si muoverà la musica di un’autrice partita dal noise o se si tratta solo di un episodio. Per chi non conosce la sua musica, ad ogni modo, un’ottima porta d’ingresso.