CARNENERA “Carnenera”

CARNENERA
Carnenera
Sinusite Records

carnenera_album_2014_cover

Con quel suono scuro e nervoso, l’omonimo debutto dei Carnenera parrebbe il frutto della produzione di Steve Albini, invece è tutta opera del trio composto da Lorenzo Sempio alle chitarre, Luca Pissavini al basso e Carlo Garof alla batteria: nuova interessante realtà della scena undergorund italiana. Se i Carnerera abitassero in California o facessero parte del catalogo della Tee Pee Records, il loro debutto avrebbe probabilmente già ricevuto entusiastici riscontri in ambito internazionale, ma, con l’augurio che presto succeda, nell’assopito panorama italiano rimane cosa per quei pochi ancora alla ricerca di una voce fuori dal coro: tra questi figurano certamente i discografici della coraggiosa Sinusite Records, che lo scorso marzo hanno pubblicato un lavoro davvero particolare e forse a tratti plumbeo e spigoloso, ma di certo creativo, quando non proprio originale. In forma quasi esclusivamente strumentale, il trio fluttua tra oppiati mantra psichedelici, acide sparate hard, riflussi noise, pulsioni avanguardistiche e variazioni post-rock e progressive, sviluppando una musicalità dura ed esplosiva, a tratti densa e melmosa, a tratti selvaggia e furiosa, fino a raggiungere astratti scenari atmosferici e visionari. In queste fasi più spaziose e cinematografiche della musica dei Carnenera affiora il lato più lirico e affascinante del loro suono, quando brani come la splendida Twenty-One Thounsand Leagues o la lisergica William Wallace paiono suggerire una certa sintonia con le fumose cavalcate degli Earth, oppure quando le nebulose e lunari traiettorie di una grandiosa Self-Harm evocano le vulcaniche esplorazioni space-rock degli anni ’70. Seppur quasi interamente virato al nero, Carnenera è tuttavia un disco piuttosto vario in termini di atmosfere, che a partire dall’urgenza math-rock di Tilikum, passa attraverso le stonate allucinazioni soniche di una riverberata e bellissima William Blake; attraverso le fughe progressive di Duello; attraverso sabbatici mantra come l’ipnotica La Marcia dei Triceratopi, su cui aleggia la vocalità inquieta di Dalila Kayròs; fino a composizioni sospese tra avanguardia e psych-rock come Nine and Then Some e la cacofonica Tre Gatti, che paiono sfuggite al repertorio dei Naked City di John Zorn. Come gli americani Earthless, i Carnenera segnano l’evoluzione estrema della concezione di power-trio, portandola verso territori ancora oscuri ed inesplorati, almeno dalle nostre parti.

Luca Salmini