Backstreets su ADMR Rock Web Radio (Stagione 3, episodio 12)

NANCY SINATRABANG BANG (MY BABY SHOT ME DOWN)
KEVIN SHIELDSCITY GIRLS
JOE HENRY & MADONNAGUILTY BY ASSOCIATION
R.E.M.SPONGE
VIC CHESNUTTSAD PETER PAN
DANIEL HECHTBABA DREAM SONG
JACK HARDYTHE TAILOR
BILL MADISONBUFFALO SKINNERS
LLOYD CHEECHOOWINDS OF CHANGE
THE BOOTLEGGERS feat MARK LANEGANWHITE LIGHT, WHITE HEAT
RAMMSTEINRAMMSTEIN
TOOTS & THE MAYTAILSLOUIE LOUIE
FRANKIE & THE WITCH FINGERSMEPEM
THE OH SEESSTICKY HULKS
KING GIZZARD & THE LIZARD WIZARD HYPERTENSION

Backstreets – S03E12 Backstreets

Con Lino Brunetti
  1. Backstreets – S03E12
  2. Backstreets – S03E11
  3. Backstreets – S03E10
  4. Backstreets – S03E09
  5. Backstreets – S03E08

CULTURA TRES “Camino De Brujos”

CULTURA TRES
Camino De Brujos
AJM/Bloodblast

Già una decina di anni fa i due fratelli chitarristi Alejandro e Juanma Montoya, nella piccola città di Maracay, Venezuela, avevano cominciato a suonare insieme, in maniera totalmente indipendente e senza nessun contratto pubblicando musica che li fece conoscere e che li spedì in tour pur non avendo nessun supporto alle spalle. Problemi finanziari (comprensibili) e tragedie personali portarono il duo ad accantonare i Cultura Tres e il loro sludge metal. Poi nel 2019 la svolta: Paulo Xisto Pinto Jr. (bassista dei Sepultura) ha offerto la sua collaborazione e con il reclutamento di Jerry Vergara Cevallos (batterista colombiano/venezuelano) il quartetto si è costituito per dare alle stampe il loro debutto. Ci sono voluti tre anni di pandemia ma alla fine il disco viene finalmente pubblicato ed è una piacevole sorpresa. Lo sludge iniziale si è trasformato, deviando con energia nel post hardcore e subendo rallentamenti che si avvicinano al doom. Una dicotomia ben controllata e fresca, le canzoni escono con naturale scioltezza, pesanti ma molto musicali, ricordando a tratti i Sepultura (The World and Its Lies per esempio si avvicina molto a Roots Bloody Roots) e a volte addirittura i Fear Factory, per via di quella scansione ritmica dall’aria un po’ industriale che ne caratterizza alcuni momenti. Non un capolavoro assoluto ma sicuramente un ascolto piacevole nel mezzo di un genere che nonostante qualche gemma mostra inevitabilmente un po’ la corda. I Cultura Tres ne risollevano con fierezza le sorti, portando le stigmate del passato verso nuovi orizzonti. (Daniele Ghiro)

GRADE 2 “Grade 2”

GRADE 2
Grade 2
Hellcat/Epitaph

I punk rockers britannici nativi dell’Isola di Wight hanno via via affinato le armi attraverso tre dischi in continua evoluzione ed ora il loro quarto omonimo album è la sintesi perfetta del percorso fatto fino a questo momento. Fresco, frizzante, potente e divertente, tutto quello che dovrebbe essere un disco di punk suonato ai giorni nostri perchè una canzone quale Under The Streetlight è veramente da un po’ di tempo che non l’ascoltavo, con quell’attacco oi!, con quel tiro militante e con un ritornello pazzesco da cantare a squarciagola (guardatevi il video qua sotto e ditemi se non vi viene voglia di uscire e di andare in quel club a divertirvi). Di certo la collaborazione con Tim Armstrong (Rancid) e la sua Hellcat ha dato linfa ska punk al gruppo e seppur le affinità possono essere evidenti lo sono solo in alcuni brani (It’s A Mad World, Baby) perchè i Grade 2 camminano, eccome, con le proprie gambe. Fast Pace ha sfumature glam rock (ma è un hammond quello che si sente qui dentro?), Doesn’t Matter Much Now See You Around sono confezionate in maniera sublime, veloci ed urticanti ma con una melodia pazzesca che ti si pianta in testa immediatamente, frutto di una ricerca e costruzione nei cori quasi maniacale e sempre ben riuscita. Poi quando si avvicinano all’hardcore (Gaslight) sono una macchina da guerra devastante. C’è ancora luce per il genere quando l’approccio è di questo tipo, un disco che si piazza inevitabilmente già tra le migliori uscite dell’anno. (Daniele Ghiro)

FAKE NAMES “Expendables”

FAKE NAMES
Expendables
Epitaph Records

Se approcci l’ascolto di un secondo disco (dopo un ottimo primo) di una band che vede tra le sue fila Brian Baker (Minor Threat, Bad Religion, Dag Nasty), Michael Hampton (Embrace), Dennis Lyxzén (Refused, The [International] Noise Conspiracy), Johnny Temple (Girls Against Boys) e ora anche l’aggiunta addirittura di Brendan Canty(Fugazi) ti aspetti qualcosa di importante, ti aspetti un bel botto. E invece, lo dico subito, l’album rimane a metà, quasi trattenuto nell’esplosività, con una sensazione di incompiutezza che prevale sulla parte (che c’è) interessante e ben confezionata. Partiamo dalle note positive: Expendables Damage Done sono due schegge in puro stile Bad Religion che fanno scapocciare senza problemi, un territorio nel quale la band si muove a proprio agio, così come nella trascinante Targets che è un infuocato punk rock’n’roll. Purtroppo però il focus è che le melodie non sono sviluppate come ci avevano abituato (vedi il loro debutto) e il risultato è che Don’t Blame Yourself, ad esempio, potrebbe essere qualcosa di interessante ma alla fine, per qualche motivo, non lo è proprio, Can’t Take It fallisce completamente il bersaglio sperperando nello svolgimento un attacco interessante, Go è easy punk con poca verve. Poi la parte finale del disco vira decisamente sul lato più pop, Madtown è un sincopato rock dalle reminiscenze country elettriche, Caught In Between è una ballatona elettrica di rock tradizionale che non sfonda e Too Little Too Late ci saluta debolmente, pur avendo dentro di sè tutte le potenzialità per essere accattivante. Sia chiaro, i ragazzi (ehm..) sanno suonare e non lo scopriamo certo oggi ma sembra quasi che i Fake Names abbiano realizzato questa uscita con il freno a mano tirato, come se qualcosa in fase di registrazione gli sia rimasto in canna e per una formazione del genere è un difetto poco perdonabile. (Daniele Ghiro)

ROGOREDOFS “Retrovie Dello Stato”

RogoredoFS
Retrovie Dello Stato
Autoprodotto

I RogoredoFS nascono nel 2017 nell’omonima stazione della ferrovia milanese, punto di incontro tra il frontman Armando, il tastierista Jacopo, il chitarrista Nicholas, il bassista Riccardo e il batterista Andrea. Non tutti di Milano si spalmano anche sull’asse Pavia/Lodi e decidono di pubblicare alcuni singoli tra il 2020 e 2021 (supportati live) che a fine 2022 si trasformano in questo EP. Già il titolo è interessante e i giochi di parole non finiscono qui perchè, componente molto interessante del gruppo, sono dei testi molto belli e ben costruiti. Se avete dimestichezza con il luogo (Rogoredo e il suo “boschetto”) saprete che è tristemente famoso per essere un degradato luogo di prostituzione e droga: Narcan lo descrive brutalmente: Piangi e sbocchi l’anima/Ma io ti salverò/Stai attenta ai venditori di amore eterno/Resti in coda col tuo viso devastato/Sono entrato nel boschetto e il mio collo s’è allungato, su una base di ballata rock dove i fantasmi degli Afterhours la fanno da padrone. Non sono particolarmente spigolosi e prediligono muoversi su territori introspettivi (Pappagalli, Soporoso), sanno anche essere più energici (Psicosociale) e sono anche in grado di confezionare un’autentica perla con Mercanti, ballata di ampio respiro. Buon debutto, attendiamo riscontri successivi. (Daniele Ghiro)

Backstreets su ADMR Rock Web Radio (Stagione 3, episodio 11)

LANKUMTHE NEW YORK TRADER
BIG|BRAVETHE ONE WHO BORNES A WEARY LOAD
XIU XIUESQUERITA LITTLE RICHARD
SIGHTLESS PITFLOWER TO TOMB
DEATHCRASHDEAD, CRASHED
DEATH AND VANILLA FIND ANOTHER ILLUSION
KERALA DUSTVIOLET DRIVE
ALTIN GÜNRAKIYA SU KATAMAN
THE WEAVEKILL ME AGAIN
SLEAFORD MODSFORCE 10 FROM NAVARONE
DRY CLEANINGSWAMPY
THE MENRIVER FLOWS
THE REDS, PINKS AND PURPLESTHE TOWN THAT CURSED YOUR NAME
ROBERT FORSTERIT’S ONLY POISON
STEVE MASONTHE PEOPLE SAY
LONNIE HOLLEYOH ME OH MY
REFREEAMANECE SIN QUE NEDIE LO VEA

Backstreets – S03E12 Backstreets

Con Lino Brunetti
  1. Backstreets – S03E12
  2. Backstreets – S03E11
  3. Backstreets – S03E10
  4. Backstreets – S03E09
  5. Backstreets – S03E08

Backstreets su ADMR Rock Web Radio (Stagione 3, episodio 10)

SPECIALE MARK LANEGAN

HIT THE CITY
BED OF ROSES (SCREAMING TREES)
NEARLY LOST YOU (SCREAMING TREES)
MOCKINGBIRDS
PENDULUM
BECAUSE OF THIS
SHILOH TOWN
RESURRECTION SONG
ONE WAY STREET
METAMPHETAMINE BLUES
BLEEDING MUDDY WATER
ODE TO SAD DISCO
MACK THE KNIFE
GOODBYE TO BEAUTY
DISBELIEF SUSPENSION
STOCKHOLM CITY BLUES
THE CIRCUS IS LEAVING TOWN (MARK LANEGAN & ISOBEL CAMPBELL)
REVIVAL (SOULSAVERS)
WHO WILL LEAD US? (THE GUTTER TWINS)
PENTACOSTAL (MARK LANEGAN & DUKE GARWOOD)

Backstreets – S03E12 Backstreets

Con Lino Brunetti
  1. Backstreets – S03E12
  2. Backstreets – S03E11
  3. Backstreets – S03E10
  4. Backstreets – S03E09
  5. Backstreets – S03E08

Ritratti musicali 4: Nervous Conditions

Il nome Nervous Conditions probabilmente non dirà molto ai meno attenti. È però quello che avevano, primo di doverlo cambiare a causa delle accuse di molestie rivolte al loro cantante dell’epoca, i Black Country, New Road, band poi diventata decisamente più nota con l’uscita dei loro primi due, bellissimi dischi.

I Nervous Conditions io li vidi vicino Milano, al Magnolia di Segrate, il 13 settembre del 2017, in apertura dei Beach Fossils. A riprova del fatto che poi li avrei considerati tra le migliori band contemporanee in circolazione, già all’epoca, senza averli mai sentiti nominare, ne rimasi entusiasta e, di fatto, mi piacquero più dei titolari della serata (ne è prova la recensione del concerto scritta per il sito del Busca).

La sfortuna coi loro cantanti, per i Black Country, New Road, sarebbe poi continuata, come sapete, con la defezione di Isaac Wood. Avendo imparato la lezione, oggi a cantare sono un po’ tutti loro. Vedremo cos’avrà da dirci il prossimo disco.

Nervous Conditions © Lino Brunetti

Backstreets su ADMR Rock Web Radio (Stagione 3, episodio 9)

CROSBY, STILLS, NASH & YOUNGALMOST CUT MY HAIR
TELEVISIONMARQUEE MOON
RICHARD HELL(I BELONG TO THE) BLANK GENERATION
CHEETAH CHROMESTILL WANNA DIE
MICK FARREN & THE NEW WAVEPLAY WITH FIRE
THE FEELIESFORCES AT WORK
ALEX CHILTONCAN’T SEEM TO MAKE YOU MINE
BIG STARSEPTEMBER GURLS
THE REPLACEMENTSTAKIN’ A RIDE
XJOHNNY HIT AND RUN PAULINE
THE DREAM SYNDICATEOUTLAW BLUES (LIVE)
THIN WHITE ROPEWIRE ANIMALS
GREEN ON REDDELIVERANCE
THE SCIENTISTSFRANTIC ROMANTIC
FEEDTIMEHAHA
DEL FUEGOSDON’T RUN WILD
SAVAGE REPUBLICEXODUS
SUICIDEGHOST RIDER
SONIC YOUTHTHE WORLD LOOKS RED
THEORETICAL GIRLSLOVIN’ IN THE RED
THE HOSPITALSROCK’N’ROLL IS KILLING MY LIFE
THE HUNCHESMURDERING TRAIN TRACK BLUES
THEE OH SEESFLOOD’S NEW LIGHT

Backstreets – S03E12 Backstreets

Con Lino Brunetti
  1. Backstreets – S03E12
  2. Backstreets – S03E11
  3. Backstreets – S03E10
  4. Backstreets – S03E09
  5. Backstreets – S03E08

Best 2022 part 3: Lino Brunetti

Lo scriveva Luca Salmini nel suo pezzo, lo vado sostenendo anch’io già da qualche anno: chi si lamenta dell’assenza di buona musica è solo perché probabilmente non ha più molta voglia di andarla a cercare o perché è restio a lasciarsi andare nei confronti dei nomi nuovi che il panorama musicale ha da offrire. Per quello che riguarda il sottoscritto, il problema non è il fatto che ci sia poca roba buona in giro, è esattamente il contrario! Ce n’è troppa!!! 

Potrei fare copia e incolla dal post che avevo scritto per il 2021 e sostenere anche stavolta “di non essere mai stato investito da così tanti dischi come quest’anno. Un problema per certi versi, perché è diventato praticamente impossibile seguire tutto ciò che si desidererebbe, ma spesso anche frequentare come si deve i dischi che emergono dal marasma, pur dedicando alla musica un sacco del proprio tempo (è chiaro che a casa mia lo stereo non è mai spento)”.

Uno potrebbe legittimamente chiedere, però: ma ci sono autentici capolavori tra tutti questi dischi, lavori che resisteranno all’usura del tempo e che un domani, in qualche modo, ce lo sapranno ricordare e raccontare ancora? Boh, chissà, difficilissimo dirlo oggi. Probabilmente non saranno dischi rock a farlo: forse guardando al 2022, tra vent’anni, c’è chi lo identificherà col centrifugato iper pop di una figura sempre più ibrida quale Rosalìa, con l’hip hop colto e raffinato di Kendrick Lamar o magari con le canzoni classicissime, eppure capaci d’intercettare il gusto di un pubblico vastissimo (e che in linea di massima di quel tipo di sound se ne frega) come Taylor Swift, che nel momento in cui scrivo è responsabile del sorpasso del vinile sul CD grazie alle vendite del suo ultimo Midnight, non accadeva dai tempi di Bad di Michael Jackson, sei milioni di copie vendute dal 21 ottobre, giorno in cui è uscito, senza contare quegli 82 milioni e rotti di ascoltatori mensili stando solo a Spotify. Tutto ciò alla faccia della crisi dell’industria musicale, in realtà mai così florida, spesso alla faccia degli artisti, che ben lungi sono dall’avere il potere contrattuale della Swift.

Sui nomi appena citati sospendo il giudizio, sono dischi che ho ascoltato, ma non approfondito, probabilmente non sono riusciti a catturare abbastanza la mia attenzione, anche se almeno citarli mi pareva il minimo, giusto per non dare l’impressione di essere completamente fuori dal mondo. Perché poi, come sempre, nel tentativo sempre più futile e destinato alla sconfitta di provare ad arginare quello che è uscito di buono in un’intera annata, non si può che ricorrere al gusto personale, dando maggiore rilevanza a quello che in definitiva si è ascoltato di più.

Come gli altri anni, alla fine del pezzo troverete una mega playlist con dentro di tutto un po’, così da avere un riassunto, comunque ovviamente sempre incompleto, di quello che nel 2022 è accaduto. Al momento conta 226 brani per svariate ore di musica, ma diciamo che potenzialmente è destinata ad ingrandirsi, perché in realtà l’onda lunga di un’annata si prolunga anche in quella successiva e, proprio il periodo delle classifiche di fine anno è foriero di nuove scoperte. Non è per questo che si fanno?

Insomma, lo si dice sempre ed in effetti è così: questo delle classifiche è un gioco, magari anche un po’ sciocco, che tutti noi appassionati di musica però prendiamo abbastanza seriamente. Per tutte le cose che ho scritto sopra, non metterò in fila un elenco come gli altri anni, ma mi atterrò al formato discorsivo scelto dai mie due soci prima di me. Unica differenza, dividerò il tutto in sezioni, più che altro per una questione di comodità e leggibilità. Visto che citerò una marea di nomi, in neretto quelli più rilevanti. Buona lettura, ma soprattutto, buon ascolto!

SINGER-SONGWRITER (VOCI FEMMINILI)
Se la sezione dedicata ai singer-songwriter è divisa in due, non è tanto per marcare una vera differenziazione tra la canzone d’autore al femminile piuttosto che al maschile, ma nuovamente per una questione di comodità d’esposizione. Nessuna voglia di creare ghetti insomma, tanto più che, in questo caso, a finirci sarebbero i maschietti, decisamente minoritari nei miei ascolti rispetto alle femminucce. Quisqulie a parte, da tempo trovo che in ambito cantautorale (ma diciamocelo, non solo) le donne abbiano una marcia in più e quest’anno è parso evidente come non mai, sia in fatto di numeri, che per ciò che riguarda la qualità dei lavori. Particolarmente rilevanti, per me, sono stati i ritorni discografici di cantautrici quali Angel Olsen e Sharon Van Etten, la prima con Big Time a riabbracciare a modo suo il country in compagnia di Jonathan Wilson, la seconda col bellissimo We’ve Been Going About This All Wrong a regalarci quello che è probabilmente il suo miglior disco, di certo il più maturo. Tra i nomi più noti, dischi da ricordare sono anche quelli di Beth Orton, Aldous Harding, Weyes Blood, lo stupendo riaffacciarsi di Nina Nastasia e a seguire quelli di Julia Jacklin, Jesca Hoop, Janny Hval, Cate Le Bon, Nilufer Yanya, Courtney Marie Andrews, Joan Shelley, Laura Veirs, Tess Parks, Weather Station, Shilpa Ray. Tra i nomi più o meno nuovi, ho amato moltissimo il disco di Grace Cummings, voce e personalità straripante, ma anche quelli di Marina Allen, Tomberlin, Eve Adams, Aoife Nessa Frances, Indigo Sparke, Skullcruscher, Naima Bock. Tra le cose non del tutto (o non solo) ascrivibili al mondo del cantautorato, ottimi i dischi di Gwenno, Zola Jesus, Carla Dal Forno e quello distorto e metallico della bravissima A.A. Williams. Da citare almeno anche il bel lavoro di Leyla McCalla, mentre buono, ma non indimenticabile il nuovo Hurray For The Riff Raff. In playlist, ovviamente, trovate anche altro.

SINGER-SONGWRITER (VOCI MASCHILI)
In questa sezione sono soprattutto tre gli album che più mi hanno appassionato: il grandioso This Is A Photograph di Kevin Morby, il Bill Callahan in formissima di Ytilaer, l’idiosincratica canzone sperimentale messa a punto da Eric Chenaux in Say Laura. Bravo Ty Segall in versione acustica in Hello, Hi, buona la doppietta di Jack White (soprattutto, anche in questo caso, l’acustico Entering Heaven Alive), mentre altre cose da ricordare sono gli album di Fantastic Negrito, Ezra Furman, Kurt Vile, Richard Dawson, Cass McCombs, Jake Xerses Fussell. Stando sui super classici, anche piacevole, ma sostanzialmente inutile e comunque un’occasione persa l’Only The Strong Survive di Bruce Springsteen, mentre al momento non ho ancora sentito il nuovo Neil Young, come sempre strabordante anche nella sezione ristampe/archivi.

BAND
In questo caso l’invito è quello di mettervi a spulciare la playlist, perché se citassi tutti il rischio sarebbe quello di fare un elenco lunghissimo. Mi limiterò quindi a segnalare le cose per me veramente da non perdere, ben sapendo che ce ne sarebbero in realtà molte altre oltre quelle qui elencate. Innanzitutto i Black Country, New Road di Ants From Up There, probabilmente il mio disco dell’anno in un anno in cui il disco dell’anno in realtà non ce l’ho (scusate se vi sembro contorto). E poi, i Fontaines D.C. sempre più maturi con Skinty Fia, i Big Thief del doppio Dragon New Warm Mountain I Believe In You, gli imprevedibili Horse Lords di Comradely Objects, l’esordio degli Smile, i nuovi album di band amatissime come Black Angels, Wilco, Calexico, Beach House, Spiritualized, la conferma da parte di band come Dry Cleaning, Bodega, The Cool Greenhouse, Viagra Boys. Tra le cose più o meno nuove, il graffiante album dei Party Dozen ha sicuramente il posto d’onore assieme a quello dei King Hannah, ma non meno interessanti sono i Caroline, i Moin, gli Special Interest, gli Yard Act, il pop contagioso delle Wet Leg, il classico indie rock degli Horsegirl, l’assalto dei Gnod e… basta, mi fermo qui. Anzi no, almeno una citazione la devo agli irriducibili King Gizzard & The Lizard Wizard, che nel 2022 hanno pubblicato ben cinque album (ne volete solo uno? Scegliete Omnium Gatherum, non foss’altro che per i 18 minuti del pezzo che lo apre).

JAZZ/BLACK/HIP HOP
In ambito jazz le cose migliori continuano a dividersi, per chi vi scrive, tra quello che viene pubblicato da etichette come International Anthem o Brownswood e quello che ha da offrire la scena londinese, guidata ovviamente da uno come Shabaka Hutchings, quest’anno presente con un breve album a suo nome e il pulsante ritorno dei Comet Is Coming. Ottimi i dischi intestati a due batteristi, quello di Makaya McCraven e quello di Tom Skinner, mentre altri lavori da ricordare sono quelli di Alabaster DePlume, KOKOROKO, Binker & Moses e quello degli Anteloper della compianta jamie branch.
In ambito black/hip hop da non perdere sono il plumbeo Conduit di Coby Sey, Aethiopes di Billy Woods, il più rockettaro Loggerhead di Wu Lu, i vari album dei Sault (con preferenza per 11) e i dischi nuovi di Moor Mother, Little Simz, Kae Tempest, quest’ultimo forse più orientato alla sound poetry.

ALTRO
Per ciò che concerne i territori più sperimentali, scelgo quattro album su tutti: lo straordinario The Liquified Throne Of Simplicity degli sloveni Širom, la mai così devota al formato canzone Lucrecia Dalt di ¡Ay!, il cantautorato destrutturato ed ermetico di Kee Avil in Crease, il lavoro sulle tradizioni est europee e non solo dei redivivi Black Ox Orkestar. In realtà ce ne sarebbe un quinto almeno che merita tutta la vostra attenzione, ovvero Canti di guerra, di lavoro e d’amore di Silvia Tarozzi e Deborah Walker, con quale ci spostiamo in…

ITALIA
Non che non abbia ascoltato anche i lavori di artisti ormai storici come Manuel Agnelli, Verdena, Marlene Kuntz o Edda, o che non mi sia dedicato ai dischi di alcuni nomi segnalati da tutti (dal pop Tutti Fenomeni, ai mesmerici Post Nebbia, fino all’elettronica stilizzata di Whitemary), ma la mia Italia 2022 è principalmente oscura. E quindi: gli enormi e internazionali Messa di Close, l’ancestrale Mai Mai Mai di Rimorso, il Nero Kane sempre più cupo di Of Knowledge And Revelation, la spesso allucinata Bebawinigi di Stupor, la scoperta dell’ultima ora (per me ovviamente, grazie Giada che hai insistito!) Cigno che, in Morte e pianto rituale, riesce a risultare credibile citando Ernesto De Martino e fondendo Capossela, Iosonouncane e i CCCP. Da non dimenticare assolutamente sono anche i Maisie, La Forbici di Manitù, Alessandro Fiori, Il Lungo Addio, i Calibro 35 e gli Horseloverfat.

RISTAMPE/LIVE
La sezione ristampe/live/materiali d’archivio inediti è sempre più affollata, senza contare poi i tanti cofanetti celebrativi. Mi limito alla segnalazione di poche, rimarchevoli cose: la ristampa da parte di Strut delle introvabili incisioni storiche dei Pyramids di Idris Ackamoor in Aomawa: The 1970s Recordings; il cofanetto live Live At The Fillmore 1997 di Tom Petty & The Heartbreakers; le Maida Vale Sessions dei Broadcast; il quinto volume della serie Switched On degli Stereolab Pulse Of The Early Brain; le BBC Sessions dei Come. Ci sarebbe tantissimo altro, ma mi fermo qui.

POSTILLA FINALE
Al contrario dell’anno scorso, quest’anno non mi sono granché dedicato alla visione di film d’argomento musicale, nulla comunque che qui mi sento di ricordare. Almeno un libro – oltre a quello bellissimo in cui Sean O’Hagan intervista Nick Cave, citato da Luca nel suo pezzo – ve lo voglio però segnalare, perché a mio parere è a dir poco imperdibile, per come è scritto, per le sue analisi, per l’ampiezza e l’importanza del suo studio: parlo di Alla ricerca dell’oblio sonoro di Harry Sword, clamoroso!!
In un anno in cui sono stato a tre festival internazionali e a una marea di concerti, potrei dedicare una sezione anche ai migliori live dell’anno, ma mi sembra di avervi già annoiato abbastanza e quindi, ora, non vi resta che tuffarvi nella playlist che c’è qui sotto! Buon ascolto e buon 2023!!!

Dedicato alla memoria di Mimi Parker, Mark Lanegan, jamie branch, tre delle tante anime volate via nel 2022.

Lino Brunetti