Best 2022 part 3: Lino Brunetti

Lo scriveva Luca Salmini nel suo pezzo, lo vado sostenendo anch’io già da qualche anno: chi si lamenta dell’assenza di buona musica è solo perché probabilmente non ha più molta voglia di andarla a cercare o perché è restio a lasciarsi andare nei confronti dei nomi nuovi che il panorama musicale ha da offrire. Per quello che riguarda il sottoscritto, il problema non è il fatto che ci sia poca roba buona in giro, è esattamente il contrario! Ce n’è troppa!!! 

Potrei fare copia e incolla dal post che avevo scritto per il 2021 e sostenere anche stavolta “di non essere mai stato investito da così tanti dischi come quest’anno. Un problema per certi versi, perché è diventato praticamente impossibile seguire tutto ciò che si desidererebbe, ma spesso anche frequentare come si deve i dischi che emergono dal marasma, pur dedicando alla musica un sacco del proprio tempo (è chiaro che a casa mia lo stereo non è mai spento)”.

Uno potrebbe legittimamente chiedere, però: ma ci sono autentici capolavori tra tutti questi dischi, lavori che resisteranno all’usura del tempo e che un domani, in qualche modo, ce lo sapranno ricordare e raccontare ancora? Boh, chissà, difficilissimo dirlo oggi. Probabilmente non saranno dischi rock a farlo: forse guardando al 2022, tra vent’anni, c’è chi lo identificherà col centrifugato iper pop di una figura sempre più ibrida quale Rosalìa, con l’hip hop colto e raffinato di Kendrick Lamar o magari con le canzoni classicissime, eppure capaci d’intercettare il gusto di un pubblico vastissimo (e che in linea di massima di quel tipo di sound se ne frega) come Taylor Swift, che nel momento in cui scrivo è responsabile del sorpasso del vinile sul CD grazie alle vendite del suo ultimo Midnight, non accadeva dai tempi di Bad di Michael Jackson, sei milioni di copie vendute dal 21 ottobre, giorno in cui è uscito, senza contare quegli 82 milioni e rotti di ascoltatori mensili stando solo a Spotify. Tutto ciò alla faccia della crisi dell’industria musicale, in realtà mai così florida, spesso alla faccia degli artisti, che ben lungi sono dall’avere il potere contrattuale della Swift.

Sui nomi appena citati sospendo il giudizio, sono dischi che ho ascoltato, ma non approfondito, probabilmente non sono riusciti a catturare abbastanza la mia attenzione, anche se almeno citarli mi pareva il minimo, giusto per non dare l’impressione di essere completamente fuori dal mondo. Perché poi, come sempre, nel tentativo sempre più futile e destinato alla sconfitta di provare ad arginare quello che è uscito di buono in un’intera annata, non si può che ricorrere al gusto personale, dando maggiore rilevanza a quello che in definitiva si è ascoltato di più.

Come gli altri anni, alla fine del pezzo troverete una mega playlist con dentro di tutto un po’, così da avere un riassunto, comunque ovviamente sempre incompleto, di quello che nel 2022 è accaduto. Al momento conta 226 brani per svariate ore di musica, ma diciamo che potenzialmente è destinata ad ingrandirsi, perché in realtà l’onda lunga di un’annata si prolunga anche in quella successiva e, proprio il periodo delle classifiche di fine anno è foriero di nuove scoperte. Non è per questo che si fanno?

Insomma, lo si dice sempre ed in effetti è così: questo delle classifiche è un gioco, magari anche un po’ sciocco, che tutti noi appassionati di musica però prendiamo abbastanza seriamente. Per tutte le cose che ho scritto sopra, non metterò in fila un elenco come gli altri anni, ma mi atterrò al formato discorsivo scelto dai mie due soci prima di me. Unica differenza, dividerò il tutto in sezioni, più che altro per una questione di comodità e leggibilità. Visto che citerò una marea di nomi, in neretto quelli più rilevanti. Buona lettura, ma soprattutto, buon ascolto!

SINGER-SONGWRITER (VOCI FEMMINILI)
Se la sezione dedicata ai singer-songwriter è divisa in due, non è tanto per marcare una vera differenziazione tra la canzone d’autore al femminile piuttosto che al maschile, ma nuovamente per una questione di comodità d’esposizione. Nessuna voglia di creare ghetti insomma, tanto più che, in questo caso, a finirci sarebbero i maschietti, decisamente minoritari nei miei ascolti rispetto alle femminucce. Quisqulie a parte, da tempo trovo che in ambito cantautorale (ma diciamocelo, non solo) le donne abbiano una marcia in più e quest’anno è parso evidente come non mai, sia in fatto di numeri, che per ciò che riguarda la qualità dei lavori. Particolarmente rilevanti, per me, sono stati i ritorni discografici di cantautrici quali Angel Olsen e Sharon Van Etten, la prima con Big Time a riabbracciare a modo suo il country in compagnia di Jonathan Wilson, la seconda col bellissimo We’ve Been Going About This All Wrong a regalarci quello che è probabilmente il suo miglior disco, di certo il più maturo. Tra i nomi più noti, dischi da ricordare sono anche quelli di Beth Orton, Aldous Harding, Weyes Blood, lo stupendo riaffacciarsi di Nina Nastasia e a seguire quelli di Julia Jacklin, Jesca Hoop, Janny Hval, Cate Le Bon, Nilufer Yanya, Courtney Marie Andrews, Joan Shelley, Laura Veirs, Tess Parks, Weather Station, Shilpa Ray. Tra i nomi più o meno nuovi, ho amato moltissimo il disco di Grace Cummings, voce e personalità straripante, ma anche quelli di Marina Allen, Tomberlin, Eve Adams, Aoife Nessa Frances, Indigo Sparke, Skullcruscher, Naima Bock. Tra le cose non del tutto (o non solo) ascrivibili al mondo del cantautorato, ottimi i dischi di Gwenno, Zola Jesus, Carla Dal Forno e quello distorto e metallico della bravissima A.A. Williams. Da citare almeno anche il bel lavoro di Leyla McCalla, mentre buono, ma non indimenticabile il nuovo Hurray For The Riff Raff. In playlist, ovviamente, trovate anche altro.

SINGER-SONGWRITER (VOCI MASCHILI)
In questa sezione sono soprattutto tre gli album che più mi hanno appassionato: il grandioso This Is A Photograph di Kevin Morby, il Bill Callahan in formissima di Ytilaer, l’idiosincratica canzone sperimentale messa a punto da Eric Chenaux in Say Laura. Bravo Ty Segall in versione acustica in Hello, Hi, buona la doppietta di Jack White (soprattutto, anche in questo caso, l’acustico Entering Heaven Alive), mentre altre cose da ricordare sono gli album di Fantastic Negrito, Ezra Furman, Kurt Vile, Richard Dawson, Cass McCombs, Jake Xerses Fussell. Stando sui super classici, anche piacevole, ma sostanzialmente inutile e comunque un’occasione persa l’Only The Strong Survive di Bruce Springsteen, mentre al momento non ho ancora sentito il nuovo Neil Young, come sempre strabordante anche nella sezione ristampe/archivi.

BAND
In questo caso l’invito è quello di mettervi a spulciare la playlist, perché se citassi tutti il rischio sarebbe quello di fare un elenco lunghissimo. Mi limiterò quindi a segnalare le cose per me veramente da non perdere, ben sapendo che ce ne sarebbero in realtà molte altre oltre quelle qui elencate. Innanzitutto i Black Country, New Road di Ants From Up There, probabilmente il mio disco dell’anno in un anno in cui il disco dell’anno in realtà non ce l’ho (scusate se vi sembro contorto). E poi, i Fontaines D.C. sempre più maturi con Skinty Fia, i Big Thief del doppio Dragon New Warm Mountain I Believe In You, gli imprevedibili Horse Lords di Comradely Objects, l’esordio degli Smile, i nuovi album di band amatissime come Black Angels, Wilco, Calexico, Beach House, Spiritualized, la conferma da parte di band come Dry Cleaning, Bodega, The Cool Greenhouse, Viagra Boys. Tra le cose più o meno nuove, il graffiante album dei Party Dozen ha sicuramente il posto d’onore assieme a quello dei King Hannah, ma non meno interessanti sono i Caroline, i Moin, gli Special Interest, gli Yard Act, il pop contagioso delle Wet Leg, il classico indie rock degli Horsegirl, l’assalto dei Gnod e… basta, mi fermo qui. Anzi no, almeno una citazione la devo agli irriducibili King Gizzard & The Lizard Wizard, che nel 2022 hanno pubblicato ben cinque album (ne volete solo uno? Scegliete Omnium Gatherum, non foss’altro che per i 18 minuti del pezzo che lo apre).

JAZZ/BLACK/HIP HOP
In ambito jazz le cose migliori continuano a dividersi, per chi vi scrive, tra quello che viene pubblicato da etichette come International Anthem o Brownswood e quello che ha da offrire la scena londinese, guidata ovviamente da uno come Shabaka Hutchings, quest’anno presente con un breve album a suo nome e il pulsante ritorno dei Comet Is Coming. Ottimi i dischi intestati a due batteristi, quello di Makaya McCraven e quello di Tom Skinner, mentre altri lavori da ricordare sono quelli di Alabaster DePlume, KOKOROKO, Binker & Moses e quello degli Anteloper della compianta jamie branch.
In ambito black/hip hop da non perdere sono il plumbeo Conduit di Coby Sey, Aethiopes di Billy Woods, il più rockettaro Loggerhead di Wu Lu, i vari album dei Sault (con preferenza per 11) e i dischi nuovi di Moor Mother, Little Simz, Kae Tempest, quest’ultimo forse più orientato alla sound poetry.

ALTRO
Per ciò che concerne i territori più sperimentali, scelgo quattro album su tutti: lo straordinario The Liquified Throne Of Simplicity degli sloveni Širom, la mai così devota al formato canzone Lucrecia Dalt di ¡Ay!, il cantautorato destrutturato ed ermetico di Kee Avil in Crease, il lavoro sulle tradizioni est europee e non solo dei redivivi Black Ox Orkestar. In realtà ce ne sarebbe un quinto almeno che merita tutta la vostra attenzione, ovvero Canti di guerra, di lavoro e d’amore di Silvia Tarozzi e Deborah Walker, con quale ci spostiamo in…

ITALIA
Non che non abbia ascoltato anche i lavori di artisti ormai storici come Manuel Agnelli, Verdena, Marlene Kuntz o Edda, o che non mi sia dedicato ai dischi di alcuni nomi segnalati da tutti (dal pop Tutti Fenomeni, ai mesmerici Post Nebbia, fino all’elettronica stilizzata di Whitemary), ma la mia Italia 2022 è principalmente oscura. E quindi: gli enormi e internazionali Messa di Close, l’ancestrale Mai Mai Mai di Rimorso, il Nero Kane sempre più cupo di Of Knowledge And Revelation, la spesso allucinata Bebawinigi di Stupor, la scoperta dell’ultima ora (per me ovviamente, grazie Giada che hai insistito!) Cigno che, in Morte e pianto rituale, riesce a risultare credibile citando Ernesto De Martino e fondendo Capossela, Iosonouncane e i CCCP. Da non dimenticare assolutamente sono anche i Maisie, La Forbici di Manitù, Alessandro Fiori, Il Lungo Addio, i Calibro 35 e gli Horseloverfat.

RISTAMPE/LIVE
La sezione ristampe/live/materiali d’archivio inediti è sempre più affollata, senza contare poi i tanti cofanetti celebrativi. Mi limito alla segnalazione di poche, rimarchevoli cose: la ristampa da parte di Strut delle introvabili incisioni storiche dei Pyramids di Idris Ackamoor in Aomawa: The 1970s Recordings; il cofanetto live Live At The Fillmore 1997 di Tom Petty & The Heartbreakers; le Maida Vale Sessions dei Broadcast; il quinto volume della serie Switched On degli Stereolab Pulse Of The Early Brain; le BBC Sessions dei Come. Ci sarebbe tantissimo altro, ma mi fermo qui.

POSTILLA FINALE
Al contrario dell’anno scorso, quest’anno non mi sono granché dedicato alla visione di film d’argomento musicale, nulla comunque che qui mi sento di ricordare. Almeno un libro – oltre a quello bellissimo in cui Sean O’Hagan intervista Nick Cave, citato da Luca nel suo pezzo – ve lo voglio però segnalare, perché a mio parere è a dir poco imperdibile, per come è scritto, per le sue analisi, per l’ampiezza e l’importanza del suo studio: parlo di Alla ricerca dell’oblio sonoro di Harry Sword, clamoroso!!
In un anno in cui sono stato a tre festival internazionali e a una marea di concerti, potrei dedicare una sezione anche ai migliori live dell’anno, ma mi sembra di avervi già annoiato abbastanza e quindi, ora, non vi resta che tuffarvi nella playlist che c’è qui sotto! Buon ascolto e buon 2023!!!

Dedicato alla memoria di Mimi Parker, Mark Lanegan, jamie branch, tre delle tante anime volate via nel 2022.

Lino Brunetti

Best 2019

Più che su riviste, siti o webzines – che come sempre sono pieni di recensioni, articoli e interviste – è tra molti appassionati di musica sui social che serpeggia il luogo comune secondo il quale non uscirebbe più musica interessante. Per quello che mi riguarda è vero esattamente il contrario: ne esce troppa!!!

La verità è che essere realmente convinti che non ci sia più buona musica in giro non può che significare che di ciò che esce oggi non si ascolta nulla o, forse peggio, che lo si fa esclusivamente con orecchie ancora ferme alla musica del passato, rimanendo del tutto refrattari a qualsiasi cambiamento. Forse è vero che manchino i capolavori capaci di segnare un’epoca e che suoni autenticamente nuovi latitino un po’ in tutti i generi, ma ciò non toglie che escano ancora tonnellate di album capaci di emozionare, esaltare, incuriosire.

Detto questo, come ormai da molti anni a questa parte, voler sintetizzare un’annata con una trentina di titoli è impresa tra il folle e lo sciocco, ma proprio per questo è sempre così divertente farlo. La lista che troverete qui sotto è ovviamente frutto di ascolti parziali – pur avendo ascoltato centinaia di album nuovi, quanti me ne sarò persi che avrebbero potuto finire in questa lista? – del tutto soggettiva, che non può che essere specchio dei miei gusti e di quello che alla fine ho ascoltato di più. Come sempre, quindici titoli sono in maggior evidenza, mentre gli altri quindici sono potenzialmente intercambiabili con altri.

Il mio disco dell’anno è probabilmente quello dei Purple Mountains di David Berman, un disco straordinario a prescindere dalla fine del suo sfortunato autore, con canzoni a dir poco fantastiche musicalmente, melodicamente e liricamente. Subito a ruota l’album dei Lankum, un pugno di canzoni intente a rivisitare il folk che mi sono entrate nel profondo in un battito di ciglia e che proprio non riesco a smettere di ascoltare. Per molti versi questo è stato l’anno dei Big Thief, due dischi uno più bello dell’altro a dimostrarlo. Della classe di personaggi come Bonnie “Prince” BillyBill Callahan, Tim PresleyCesare Basile Vinicio Capossela non c’è da dir quasi nulla, se non che tutti i loro nuovi lavori sono vette nelle rispettive discografie. Due dischi che indubbiamente hanno segnato l’annata sono quelli di Nick Cave e LINGUA IGNOTA, due album dolorosi e difficili che ho fatto una certa fatica ad assorbire e a farmi piacere, ma che alla fine mi hanno definitivamente conquistato con la loro intensità. Per il resto sempre immensi gli Swans, anche in questa loro ennesima, nuova incarnazione, come grandi si sono dimostrati i Mercury Rev nella loro rivisitazione del dimenticato capolavoro di Bobbie Gentry, The Delta Sweete. Con All Mirrors Angel Olsen dovrebbe aver convinto ormai tutti del suo immenso talento, ma sono molte le cantautrici che ci hanno donato ottimi lavori nel 2019: qui ho messo in evidenza Weyes BloodJulia JacklinAldous HardingCate Le BonAmanda Palmer, a cui si potrebbe idealmente aggiungere l’esordio di una Kim Gordon finalmente convincente nel suo post Sonic Youth, ma nella playlist ne troverete altre. Per quel che riguarda il resto, in lista trovate un po’ di giovani band come Fontaines D.C., Vanishing Twin Diiv, la poesia di Kate Tempest, le sperimentazioni futuriste di Holly Herndon, il jazz spaziale dei Comet Is Coming, outsider come Tropical Fuck Storm 75 Dollar Bill, i sempre enormi Sleaford Mods, due modi distanti di vedere la canzone d’autore come messo in chiaro da Craig Finn Bon Iver.

Il consiglio, comunque, rimane sempre quello di farvi un giro per la playlist che trovate alla fine dell’articolo, dove i titoli arrivano a 112 (per quasi nove ore ininterrotte di musica) e neppure quella riesce a fare una panoramica completa dell’universo musicale targato 2019.

Essendo anche a fine decennio, non è improbabile che prossimamente si tenti di fare un sunto anche di questi “Anni Dieci”. Vedremo, intanto buon ascolto!

Lino Brunetti

I QUINDICI

PURPLE MOUNTAINS – Purple Mountains

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LANKUM – The Livelong Day

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BONNIE “PRINCE” BILLY – I Made A Place

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SWANS – leaving meaning.

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BIG THIEF – U.F.O.F./Two Hands

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THE COMET IS COMING – Trust In The Lifeforce Of The Deep Mystery

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MERCURY REV – Bobbie Gentry’s The Delta Sweete Revisited

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LINGUA IGNOTA – CALIGULA

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NICK CAVE AND THE BAD SEED – Ghosteen

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ANGEL OLSEN – All Mirrors

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75 DOLLAR BILL – I Was Real

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FONTAINES D.C. – Dogrel

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TROPICAL FUCK STORM – Braindrops

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DIIV – Deceiver

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KATE TEMPEST – The Book Of Traps And Lessons

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GLI ALTRI QUINDICI

BILL CALLAHAN – Shepherd In A Sheepskin Vest

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TIM PRESLEY’S WHITE FENCE – How To Feed Larry’s Hawk

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CATE LE BON – Reward

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KIM GORDON – No Home Record

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VANISHING TWIN – The Age Of Immunology

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WEYES BLOOD – Titanic Rising

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AMANDA PALMER – There Will Be No Intermission

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CRAIG FINN – I Need A New War

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JULIA JACKLIN – Crushing

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CESARE BASILE – Cummedia

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SLEAFORD MODS – Eton Alive

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VINICIO CAPOSSELA – Ballate Per Uomini E Bestie

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ALDOUS HARDING – Designer

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HOLLY HERNDON – PROTO

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BON IVER – i,i

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PLAYLIST