Annata musicalmente eccezionale il 2014, probabilmente una delle migliori degli ultimi anni, alla faccia di chi sostiene che la musica sia su un binario morto. Ne è testimonianza anche la grande eterogeneità delle classifiche viste in giro fino ad ora che, aldilà di alcuni titoli presenti praticamente ovunque, messe tutte assieme propongono decine e decine di titoli da ricordare. Qui di seguito il mio contributo, con trenta titoli internazionali e dieci italiani. Volendo, sarei potuto anche arrivare a cinquanta e oltre, ma mi è parso più giusto limitarmi alle cose che in un anno così affollato di buone cose ho frequentato di più. Perciò basta parole, buon ascolto e, soprattutto, buon 2015!
Lino Brunetti
T O P 3 0
THE WAR ON DRUGS “Lost In The Dream”
SUN KIL MOON “Benji”
COURTNEY BARNETT – The Double EP: A Sea Of Split Peas
FIRE! ORCHESTRA – Enter
BONNIE “PRINCE” BILLY – Singer’s Grave A Sea Of Tongues
EARTH – Primitive And Deadly
ST VINCENT – St Vincent
WILDBIRDS & PEACEDRUMS – Rhythm
SCOTT WALKER & SUNN O))) – Soused
SWANS – To Be Kind
SHARON VAN ETTEN – Are We There
BOB MOULD – Beauty And Ruin
TY SEGALL – Manipulator
DAMIEN JURADO – Brothers And Sisters Of The Eternal Son
THEE SILVER MT ZION MEMORIAL ORCHESTRA – Fuck Off Get Free We Pour Light On Everything
NENEH CHERRY – Blank Project
MIREL WAGNER – When The Cellar Children See The Light Of Day
TEMPLES – Sun Structures
BECK – Morning Phase
PONTIAK – Innocence
THE MEN – Tomorrow’s Hits
THURSTON MOORE – The Best Day
DAMON ALBARN – Everyday Robots
ANGEL OLSEN – Burn Your Fire For No Witness
PARQUET COURTS – Sunbathing Animals
THE WYTCHES – Annabel Dream Reader
STONE JACK JONES – Ancestor
GOAT – Commune
LUCINDA WILLIAMS – Down Where The Spirits Meets The Bone
Per tutti gli appassionati di musica, quello col Primavera Sound di Barcellona, è un appuntamento annuale assolutamente da non perdere. Annunciato con lo slogan Best Festival Ever, il Primavera di quest’anno è stato un grandissimo successo sia di pubblico (oltre 170000 le presenze nei tre giorni a pagamento), che in termini di proposta musicale. Veramente tante le cose da ricordare: da un Nick Cave in forma smagliante ad un magico Mulatu Astatke, dall’atmosfera emozionante creata dai Dead Can Dance, all’intensità di gruppi come Neurosis o Swans, per arrivare alla grandezza di giovani songwriters come Matthew E. White o Phosphorescent o al divertimento assicurato da bands quali Goat, Metz o Thee Oh Sees. Un vero e proprio report sulla manifestazione, apparirà sul numero di luglio/agosto del Buscadero; qui, sarà essenzialmente attraverso una galleria fotografica che proveremo a raccontarvi i nostri giorni nella città catalana. Iniziando a contare fin da adesso i giorni che mancano al prossimo Primavera, di cui è già stato annunciato il primo nome: Neutral Milk Hotel! Appuntamento a Barcellona quindi, 29, 30 e 31 maggio 2014!!!!
Parc del Forum
Parc del Forum
Parc del Forum
Parc del Forum
The Bots
Guards
The Vaccines
The Breeders
Wild Nothing
Woods
Savages
Savages
Blue Willa
Blue Willa
Girl portrait
Metz
Parc del Forum
Do Make Say Think
Bob Mould (before the show)
Hot Snakes
Fucked Up
Dead Skeletons
Animal Collective
Animal Collective
Ethan Johns
Mulatu Astatke
Mulatu Astatke
Daniel Johnston
Daniel Johnston
Om
Matthew E. White
Jesus & Mary Chain
Jesus & Mary Chain
Neurosis
Neurosis
Swans
Swans
Goat
Goat
Mount Eerie
Julia Chirka & Lauren Ashley Eriksson (Mount Eerie) – portrait
NICK CAVE & THE BAD SEEDS, PHOENIX, MY BLOODY VALENTINE, THE POSTAL SERVICE E BLUR SARANNO NEL CARTELLONE DI PRIMAVERA SOUND 2013
Parc del Fòrum aprirà le sue porte mercoledì 22 maggio per una giornata inaugurale con numerosi concerti gratis come parte integrante di Primavera a la Ciutat. Primavera Sound rivela i nomi degli artisti che si esibiranno nella sua tredicesima edizione, che si svolgerà dal 22 al 26 maggio a Barcellona. Alla band britannica dei Blur, l’unico nome annunciato finora, si aggiungeranno il duo The Postal Service in un sorprendente ritorno, i fratelli Reid a capo di The Jesus And Mary Chain, Nick Cave al comando di una delle macchine meglio oliate del rock di culto ovvero i The Bad Seeds, la band francese dei Phoenix (che presenteranno il loro attesissimo nuovo album) e il ritorno al festival dei My Bloody Valentine, la band del frontman Kevin Shields che per allora avrà già pubblicato il seguito dell’ormai classico “Loveless”.
E come se tutto questo non fosse abbastanza, il festival offrirà l’occasione di vedere per la prima volta in Spagna il ritrovato musicista degli anni sessanta Rodriguez e anche Dexys, la band di Kevin Rowland (già nota come Dexys Midnight Runners): sarà possibile trovare in ottima forma band americane come Deerhunter, Dinosaur Jr., Local Natives e Crystal Castles e di godere dell’energia intensa di due band che come comune denominatore hanno la chitarra come Neurosis e Swans. La prospettiva eighties di Solange, l’interpretazione integrale di “Last Splash” da parte di The Breeders, la visita della genialità di culto di Daniel Johnston, la performance live interattiva di Dan Deacon e gli ormai fedelissimi Shellac saranno anch’essi parte di questa lussureggiante line up.
Come sempre, Primavera Sound tiene d’occhio la scena locale e, oltre alla presenza di Los Planetas nel Parc del Fòrum, potremo vedere i barcellonesi Manel che presentano il loro terzo disco, John Talabot, il musicista spagnolo meglio noto su scala internazionale, il pop dai contorni surrealisti della band di Mallorca Antònia Font, El Inquilino Comunista, storica band degli anni novanta, il suono potente dei Toundra, da Madrid, Pony Bravo e Guadalupe Plata dall’Andalusia, il pop elegante di Extraperlo, la presentazione del secondo album di The Suicide Of Western Culture, la sperimentiazione di Betunizer e altri artisti del momento come La Bien Querida, Tarántula, Fred I Son, La Brigada, The Free Fall Band, Hidrogenesse e L’Hereu Escampa.
La dance music e il pop elettronico avranno anche loro, come sempre, uno spazio dedicato nel festival. Le avventure sonore di Kieran Hebden con i suoi Four Tet, la nuova sensazione dell’house britannico Disclosure, il pop superlativo di Hot chip e la stravolgente performance live di Simian Mobile Disco sono i principali nomi di questa sezione. Avremo anche modo di vedere uno specialissimo set 80s di Jackmaster e di ascoltare la italo disco rivisitata di The Magician, o i re della daytime disco californiana Poolside, oltre a Daphni, il nuovo progetto di Dan Snaith (Caribou).
Se qualcosa ha caratterizzato Primavera Sound fin dall’inizio, è quella stessa prospettiva eclettica che sarà sottilineata anche dall’edizione 2013. Il festival rivolge lo sguardo verso l’Africa e il Vicino Oriente, con la presenza del musicista etiope Mulatu Astatke, l’importante band maliana dei Tinariwen, l’Afro beat della Orchestre Poly Rythmo De Cotonou e l’artista siriano Omar Souleyman.
Oltre al programma principale, che si svolgerà su otto palchi (incluso l’Auditori), il Parc del Fòrum sarà sede di altre attività come la fiera del disco, tradizionale punto d’incontro di etichette indipendenti iberiche e internazionali, la mostra itinerante di manifesti di concerti Flatstock, che torna dopo il successo dell’anno scorso, e la sezione di attività per bambini minimúsica, dove una manciata di concerti vedrà musicisti adattare il loro repertorio per il pubblico dei più piccoli.
Primavera a la Ciutat prosegue con la stessa sfida di sempre: trovare nuove maniere di avvicinare la musica a tutti i tipi di pubblico. Quest’anno il suo quartier generale sarà nel Parc del Fòrum stesso, dove Mercoledì 22 maggio, il giorno d’apertura, i concerti di The Vaccines, Delorean, Guard, The Bots e Aliment saranno aperti al pubblico completamente gratis.
Primavera a la Ciutat offrirà anche altri eventi come Primavera al Parc, Primavera als Clubs e la proiezione di documentari musicali curati da Beefeater In-Edit.
HEINEKEN®, PRINCIPALE SPONSOR DI PRIMAVERA SOUND 2013
Primavera Sound dà il benvenuto a Heineken® come suo sponsor principale. Il festival e il marchio di birra uniscono le loro risorse e la loro esperienza per rendere questa edizione memorabile. Il nome ufficiale del festival sarà Primavera Sound 2013.
BIGLIETTI E PUNTI VENDITA
Fino al 6 Febbraio l’abbonamento completo sarà disponibile al prezzo di 160 euro.
I punti vendita online sono Codetickets, Atrapalo, Ticketscript, Ticketmaster, Seetickets, Fnac France e l’acquisto può essere effettuato anche tramite la pagina facebook del Primavera Sound.
L’abbonamento combinato Primavera Sound 2013 di Barcellona + Optimus Primavera Sound 2013 a Porto costerà 235 euro fino al 4 Febbraio. Può essere acquistato sui portali di Codetickets, Seetickets e sul sito del Primavera Sound.
L’accreditamento al PrimaveraPro 2013 sarà disponibile al prezzo di 215 euro fino al 15 Febbraio.
I concerti che si terranno il 22 Maggio nel Parc del Fòrum saranno ad ingresso gratuito.
ARTISTI CONFERMATI 23.01.2013
Adam Green & Binki Shapiro, Aliment, Animal Collective, Antònia Font, Apparat plays Krieg und Frieden, The Babies, Band Of Horses, Barry Hogan Dj, Betunizer, Blue Willa, Blur, Bob Mould, Bored Spies, The Bots, The Breeders performing Last Splash, Camera Obscura, Cayucas, Chris Cohen, Christopher Owens, Dj Coco, Crime & The City Solution, Crystal Castles, Dan Deacon, Daniel Johnston, Daphni, Daughn Gibson, Daughter, Dead Can Dance, Dead Skeletons, Death Grips, Deerhunter, Degreaser, Delorean, Dexys, DIIV, Dinosaur Jr., Disclosure, Do Make Say Think, Dope Body, El Inquilino Comunista, Ethan Johns, Extraperlo, Fidlar, Fiona Apple, Four Tet, Foxygen, Fred I Son, The Free Fall Band, Fuck Buttons, Fucked Up, Ghostigital, Glass Candy, Goat, Grizzly Bear, Guadalupe Plata, Guardian Alien, Guards, Hal Flavin, Hidrogenesse, Honeybird & The Birdies, Hot Chip, Hot Snakes, How To Dress Well, Jackmaster presents Tweak-A-Holic, James Blake, Jessie Ware, The Jesus And Mary Chain, John Talabot, Jozev Van Wissem & Jim Jarmusch, Killer Mike, King Tuff, The Knife, Kurt Vile & The Violators, L’Hereu Escampa, La Bien Querida, La Brigada, Liars, Local Natives, Los Planetas tocan Una semana en el motor de un autobús, Mac DeMarco, The Magician, Manel, Matthew E. White, Meat Puppets, Melody’s Echo Chamber, Menomena, Merchandise, Metz, Mount Eerie, Mulatu Astatke, My Bloody Valentine, Neko Case, Neurosis, Nick Cave & The Bad Seeds, Nick Waterhouse, Nils Frahm, Nurse With Wound, Om, Omar Souleyman, Orchestre Poly Rythmo De Cotonou, Paus, Peace, Phoenix, Pony Bravo, Poolside, The Postal Service, Rodriguez, Roll The Dice, Savages, The Sea And Cake, Sean Nicholas Savage, Shellac, Simian Mobile Disco, Solange, The Suicide Of Western Culture, Swans, Tame Impala, Tarántula, Thee Oh Sees, Tinariwen, Titus Andronicus, Toundra, The Vaccines, White Fence, Wild Nothing, Woods, Wu-Tang Clan.
Come è tipico di ogni fine anno, è giunto il momento dei bilanci. E dunque, come è stato questo 2012 in musica? Partiamo da una considerazione generale: ormai da tempo è impossibile identificare, non dico un album, ma anche solo uno stile, che possa essere rappresentativo dell’anno appena trascorso. Le tendenze musicali, che sono comunque propense a ripetersi ciclicamente, sono da tempo esplose in miriadi di rivoli che, lungi dal potersi (se non in sporadici casi) definire nuovi, hanno perso pure la loro capacità di caratterizzare un’epoca. Se un lascito ci rimarrà di questi anni di download selvaggio e strapotere della Rete, sarà quello di un azzeramento dell’asse temporale, non più verticale bensì orizzontale, dove passato, presente e futuro convivono allegramente assieme in una bolla dove non c’è più nessuna vera differenziazione. Lo si evince dall’enorme numero di ristampe, deluxe edition, cofanetti celebrativi, ma pure dalle musiche contenute nei dischi dei cosidetti artisti “nuovi”, talmente nuovi che a volte suonano esattamente come i loro omologhi di quarant’anni fa. In questo scenario, le cose migliori nel 2012 sono arrivate in larga parte proprio dai grandi vecchi o comunque da artisti sulle scene ormai da parecchio tempo. Bob Dylan è tornato con un disco stupendo, Tempest, celebrato (giustamente) ovunque. Non gli è stato da meno Neil Young che, assieme ai Crazy Horse, ha assestato due zampate delle sue, prima con le riletture di Americana, poi con le cavalcate elettriche di Psychedelic Pill. Dopo due ciofeche quali Magic e Working On A Dream, Bruce Springsteen se ne è uscito finalmente con un disco vitale, intenso, potente sotto tutti i punti di vista. Magari imperfetto, di sicuro non un capolavoro, Wrecking Ball è comunque un album di grandissimo livello, che ha riposizionato il Boss ai livelli che gli competono. Rimanendo sui classici, bellissimo il nuovo Dr. John (Logged Down), splendido il Life Is People di Bill Fay, di gran classe il Leonard Cohen di Old Ideas (un disco che comunque io non ho amato pazzamente come altri hanno fatto), mentre solo discreto è stato il Banga di Patti Smith. Per la serie “e chi se l’aspettava?”, credeteci o no, è ottimo invece il nuovo ZZ Top, La Futura, band a cui la produzione di Rick Rubin ha fatto un gran bene. Ma non solo i “grandi vecchi” ci sono stati, anche se sempre tra i veterani si è dovuto andare a cercare le cose migliori. Partiamo da quello che è senza dubbio il mio disco dell’anno, The Seer degli Swans, un triplo LP magnetico, ottundente, potentissimo e visionario. Poi, in ordine sparso, il sorprendente ritorno sulle scene dei Godspeed You! Black Emperor (‘Hallelujah! Don’t Bend! Ascend!), i Giant Sand sempre più Giant di Tucson, i loro fratelli Calexico con Algiers, i Dirty Three di Towards The Low Sun, gli Spiritualized di Sweet Heart Sweet Light, i Sigur Ros di Valtari, i Lambchop di Mr M, il Mark Stewart di The Politics Of Envy, i redivivi Spain di The Soul Of Spain, i Mission Of Burma di Unsound, gli Om di Advaitic Songs, i Dirty Projectors di Swing Lo Magellan. Deludente il ritorno dei PiL, decisamente buoni quelli di Jon Spencer Blues Explosion, Liars, Earth, Beach House (sia pur meno efficace degli album precedenti), Six Organs Of Admittance, Animal Collective, Neurosis, Unsane, The Chrome Cranks, Thee Oh Sees, Guided By Voices (ben tre dischi!), Woven Hand, Grizzly Bear, Pontiak (memorabile il loro Echo Ono, e non solo perché hanno avuto la bontà di mettere una mia foto sulla copertina della versione in vinile), la doppietta Clear Moon/Ocean Roar dei Mount Eerie, il Moon Duo di Circles, i Tu Fawning di A Monument, i Peaking Lights di Lucifer. Dagli artisti solisti non moltissimi dischi da ricordare a mio parere: di sicuro lo è quello di Hugo Race & Fatalists (We Never Had Control), tra le cose migliori dell’annata, anche superiore al Blues Funeral della Mark Lanegan Band (comunque bello), ma lo sono pure la doppietta di Chris Robinson Brotherhood, i due dischi di Andrew Bird (soprattutto Break It Yourself), l’esordio del leader dei Castanets come Raymond Byron & The White Freighter (Little Death Shaker) ed il The Broken Man di Matt Elliot. Ancora meglio ha fatto il gentil sesso: per una Cat Power a fasi alterne (Sun, solo parzialmente riuscito), ci sono state una Fiona Apple in odor di capolavoro (The Idler Wheel…), una grandissima Ani Di Franco (Which Side Are You On?), la sorprendente Gemma Ray (Island Fire), le sorelline svedesi First Aid Kit (The Lion’s Roar), la Beth Orton di Sugaring Season. Tra le nuove band, la palma di rivelazione dell’anno se la beccano i grandissimi Goat di World Music, seguiti a ruota dai The Men di Open Up Your Heart, dai Big Deal di Lights Out, dagli Islet di Illuminated People, dai Fenster di Bones, dagli Allah-Las e dalla Family Band di Grace & Lies. Tra le cose più sperimentali, vetta incontrastata allo Scott Walker di Bish Bosch, un disco per nulla facile ma di una intensità rarissima. In campo improvvisativo, grandi cose sono arrivate dagli svizzeri Tetras (Pareidolia il titolo del loro album). Altri dischi da non dimenticare, Effigy dei Pelt, msg rcvd dei Neptune, Fragments Of The Marble Plan degli Aufgehoben, We Will Always Be di Windy & Carl. E l’Italia? Certo, anche l’Italia ci ha dato grandi cose. Gli Afterhours hanno pubblicato uno dei loro dischi più belli di sempre, Padania. Potente e visionaria l’opera in due parti degli Ufomammut, così come Il Mondo Nuovo de Il Teatro Degli Orrori. E poi: Sacri Cuori (Rosario), King Of The Opera (Nothing Outstanding), Father Murphy (Anyway, Your Children Will Deny It), Paolo Saporiti (L’ultimo Ricatto), Ronin (Fenice), Mattia Coletti (The Land), manZoni (Cucina Povera), Xabier Iriondo (Irrintzi), Sparkle In Grey (Mexico), Guano Padano (2), Calibro 35. E chissà quante altre cose mi son perso o avrò dimenticato! Qui sotto, la selezione della selezione. Ed ora, prepariamoci al 2013!
SWANS “THE SEER”
GOAT “WORLD MUSIC”
FIONA APPLE “THE IDLER WHEEL…”
PONTIAK “ECHO ONO”
GODSPEED YOU! BLACK EMEPEROR “‘ALLELUJAH! DON’T BEND! ASCEND!”
AFTERHOURS “PADANIA”
TETRAS “PAREIDOLIA”
MOUNT EERIE “CLEAR MOON/OCEAN ROAR”
HUGO RACE FATALISTS “WE NEVER HAD CONTROL”
THE MEN “OPEN UP YOUR HEART”
SCOTT WALKER “BISH BOSCH”
BRUCE SPRINGSTEEN “WRECKING BALL”
BOB DYLAN “TEMPEST”
NEIL YOUNG & CRAZY HORSE “AMERICANA/PSYCHEDELIC PILL”
Korpolombolo è un piccolo villaggio situato nell’estremo nord della Svezia. Esiste una vecchia leggenda riguardante il luogo: si narra che, nei tempi antichi, gli abitanti del villaggio vennero iniziati alla pratica del voodoo da uno sciamano o da una strega e che a questi culti rimasero fedeli, fino a che i crociati non arrivarono a far piazza pulita sia degli eretici che delle loro credenze. Una simpatica storiella che, oggi, il collettivo dei Goat, originario proprio di Korpolombolo, fa proprio, dichiarandosi discendente di quella stirpe e riprendendone la simbologia fatta di maschere, costumi, riti. Questo è il contorno pittoresco, simpatico finché si vuole, ma solo contorno. Anche perché la sostanza sta invece tutta in un disco d’esordio, World Music, che è una bomba assoluta, uno di quegli album che, una volta messi sul piatto, non riesci più a togliere e che diventano di culto praticamente istantaneamente. L’ultimo posto che può venire in mente ad un ignaro ascoltatore, sentendo queste tracce, probabilmente è la Svezia. Nelle loro canzoni albergano, in misura alternativamente variabile, la psichedelia più selvaggia ed elettrica, l’esotismo dettato da un tribalismo che sa di afro-funk e di ethio-jazz, l’ipnotismo sfatto di certa freakedelia krauta, il paganesimo febbricitante di alcune pagine weird folk. Apparentemente un guazzabuglio inestricabile, nella realtà uno dei suoni più eccitanti sentiti quest’anno. Basta del resto metter su la prima traccia per precipitare in un mondo misterioso e tinto di paganesimo tribale: Diarabi, cover di un pezzo del chitarrista e cantante maliano, Boubacar Traoré, è uno psycho blues tinto d’Africa che, grazie alla sua tirata chitarristica, potrebbe provenire dalle più acide pagine dei Six Organs Of Admittance. La doppietta successiva, Goatman e Goathead, ci spedisce tra le maglie di un africanismo percussivo altamente ipnotico, dove canti femminili e distorsione vanno a braccetto nella ricerca di un ibrido sonoro che fa uscire di testa. Disco Fever è un gancio funky dal basso pulsante, le chitarre serratissime e l’organo a spandere ulteriori good vibrations, per un pezzo che fa pensare all’indimenticato Fela Kuti. E se Golden Dawn è soprattutto un assolo bruciante, Let It Bleed all’afro-rock aggiunge contorni quasi new wave ed un sax grezzo e free che ti prende per le budella, mentre Run To Your Mama pulsa feroce quasi fosse hard-rock. La cosa più simile ad una ballata nel disco è Goatlord, uno sballatissimo pezzo acustico dagli umori sixties, non così difficile da immaginare interpretato da un manipolo di fattoni, nudi attorno ad un fuoco. Il sunto dell’album però è nella conclusiva Dem Som Aldrig Forandras, che nel suo unire organo vintage, percussioni, melodie e ripetitività ipnotica, dà vita davvero ad una sorta di world music totale. Nel finale torna la melodia di Diarabi, in una maestosa versione epica, quasi come a voler chiudere il cerchio di un rito ancestrale. Non è un disco adatto a puristi, agli amanti del bel suono e delle voci precise al loro posto: è un disco dal suono sporco, viscerale, grezzo, un disco che ti prende alle parti basse, che fa cadere le inibizioni, che induce alla danza più sfrenata. Per me, è anche uno dei dischi dell’anno.