Fine anno, tempo di classifiche. Che poi non è che sia un appassionato di questo tipo di cose ma è interessante andare a spulciare le playlist altrui per poter scovare qualcosa di interessante che mi è sfuggito o che, pur non rientrando nei miei ascolti abituali, possa essere degno di un approfondimento. Dunque proprio questo è l’intento, magari anche solo per dare qualche spunto o suscitare un po’ di curiosità.

Al solito, e alla faccia di chi dice che “non c’è più la musica di una volta” (frase che odio profondamente) ci sono tante cose interessanti e voglio partire dalla musica italiana, tanto bistrattata sui social e commentata sotto ogni post con risate e moti di repulsione. Certo che se il punto di riferimento è Rolling Stone, Radio 105 e X-Factor, ovvio che le risultanze possano essere non proprio in linea con la musica che mi piace, ma basta farsi un giro su Bandcamp (tanto per dirne uno) e troverete un mondo sommerso ricco di spunti. Emblematico a questo proposito è il resoconto finale che Spotify manda annualmente ai propri abbonati (il WRAPPED): il mio riassunto è completamente un’altra cosa rispetto ai miei veri ascolti, frutto del fatto che la maggior parte della musica l’ascolto in ufficio, con i miei CD e LP, mentre Spotify (a parte le playlist che mi faccio per l’auto) lo utilizzo come enorme motore di ricerca e i risultati sono ovviamente sorprendenti.

Partiamo. X-Factor dicevamo: Manuel Agnelli ha tirato fuori un disco in modalità Afterhours filtrato con innesti quasi sanremesi, buon risultato, al netto di tutte le chiacchiere sul personaggio. Verdena e Marlene Kuntz dico NI, a metà strada tra vecchio e nuovo, non mi hanno entusiasmato particolarmente pur essendo due prodotti di medio livello, al contrario di quanto fatto da Capovilla con i suoi Cattivi Maestri, che ha rialzato l’asticella dopo un periodo un po’ di stanca, bel disco, intenso. Il ritorno degli Ufomammut, Fenice, è una bella sorpresa. Basta, il mainstream termina qui, andiamo un po’ più a fondo. Innanzitutto Bunuel, Killer Like Us è una bordata noise di grande intensità. I Messa con Close hanno sorpreso un po’ tutti ma chi si è filato i due precedenti dischi sapeva che prima o poi il capolavoro sarebbe arrivato, eccolo qui: doom, black, rock e attitudine da vendere. Tenebra, Moongazer è un viaggio a ritroso nel tempo tra stoner, hard rock, blues e potenza. Hate & Merda, Ovunque Distruggi è un concentrato di odio e violenza. Nero Kane, Of Knowledge And Revelation, oscuro, misterioso e romantico. Nicola Manzan, Nikolaj Kulikov, un viaggio onirico nell’Unione Sovietica dei vecchi tempi, ammaliante. OvO, Ignoto, mortifero e funereo noise/drone dei bassifondi. Petrolio, La disobbedienza, inusuale noise elettronico, visuale, estremo. Laika nello spazio, Macerie, due bassi e batteria per una proposta particolare. Ottone Pesante, …And The Black Bells Rang, metal jazz con i fiati. Le Pietre Dei Giganti, Veti e Culti, psichedelia, prog e riti pagani. Ut, Il Pozzo e la Piramide, ve l’ho già detto che mi piace il noise? Corteccia, Vol.1, sludge doom psichedelico. Yesterday Will Be Great, The Weather Is Fantastic, post rock e psychedelia. Le Zoccole Misteriose, Oltre la Siepe, punk hardcore scatenato. Modern Stars, Space Trips For The Masses, space rock ipnotico. Non posso continuare all’infinito, sicuramente avrò dimenticato qualcuno ed è solo la dimostrazione che il piatto è molto ricco, al di là dei ristoranti stellati ci sono le trattorie, dove forse si mangia meglio.

Premetto che sono onnivoro e volentieri ascolto un po’ di tutto ma per quanto riguarda gli artisti internazionali tralascio i nomi “classici”, che pure ho ascoltato volentieri e con grande soddisfazione (Petty e Clapton, che live!, un Neil Young ancora in palla, ecc.) e anche altri ascolti “diversi” (Bjork, The Smile, Black Country, New Road ecc.) che pure mi sono altrettanto piaciuti, per concentrarmi sulla musica che ha più attinenza con il mio mood. Per prima cosa consiglio un disco che sono sicuro non troverete in nessuna classifica visto che non so per quale motivo non se li cagano in molti (probabilmente sono io che li sopravvaluto, boh), cioè …And You Will Know Us By The Trail Of Dead, che giunti al loro undicesimo disco, XI: Bleed Here Now, ancora riescono a tirare fuori un signor album che si muove tra hard rock, metal e prog: un modo di comporre canzoni che è solo loro e sempre dal livello qualitativo altissimo. Interpol, The Other Side Of Make Believe, è forse il disco che ho ascoltato di più, l’ho trovato impeccabile, difficile, elegante, intriso di quella new wave elettrica che tanto mi piace. Il ritorno dei Cave In, Heavy Pendulum, è una botta tremenda di post hardcore con melodie che in molti si sognano. Gli Zeal & Ardor, Zeal & Ardor, continuano la loro strana coniugazione di black metal e gospel, mi piacciono perché veramente fuori dagli schemi. Dalla martoriata terra ucraina arrivano i White Ward, False Light, lunghissimo album di grande potenza, una sorta di prog-sludge ben costruito. Confermano la propria indipendenza i Darkthrone, Astral Fortress, che ancora una volta ribadiscono la propria fiera appartenenza al metal estremo degli anni ottanta. Il ritorno dei Mars Volta, Mars Volta, è un sorprendente viaggio nella musica caraibica e messicana, al solito niente di banale da loro. Off!, Free LSD, glorioso punk ancora urticante. Soul Glo, Diaspora Problems, hardcore innovativo e senza compromessi. Gli Elder, Innate Passage, sono finalmente giunti alla sintesi di tutto quanto fatto fino ad ora, prog e metal (che insieme spesso sono una grande rottura di palle) fatto bene. Gloriosi i Voivod, Synchro Anarchy, sempre un passo avanti rispetto a tutti i gruppi thrash. Boris, Heavy Rocks 2022, chevvelodicoaffare, ogni cosa che fanno mi piace. Saluto con piacere il ritorno potente degli Oneida, Success, diretto come non succedeva da tempo. Poi ci sono tanti altri dischi degni di attenzione ma non finirei più, quindi mi fermo qui. Buon Ascolto!
Daniele Ghiro