Best 2023 part 3: Lino Brunetti

Come ormai avviene da molti anni, stilare una lista dei migliori dischi usciti nei dodici mesi precedenti non equivale veramente al tracciare tendenze o al tentare di capire dove sta andando la musica che tanto amiamo. Intanto, come detto più volte, è ormai impossibile avere un quadro vero e sensato di tutto ciò che esce, vista l’enorme mole di dischi nuovi dai quali veniamo sommersi settimanalmente. Ci sarebbe poi da considerare l’estrema frammentazione in micro nicchie, spesso non granché comunicanti fra loro, e quanto le piattaforme di streaming e social network come Tik Tok abbiano reso del tutto privo di senso persino il concetto di contemporaneità, per completare il quadro e per farci capire quanto scrivere lì in alto “Best 2023” sia alla fine un concetto alquanto aleatorio. 

Del resto, neppure scandagliare la classifica generale di un sito quale Album Of The Year, che si prende la briga di accorpare le classifiche di numerossisime testate, 126 nel momento in cui scrivo, prevalentemente inglesi e americane, serve a farsi le idee più chiare, non facendo vedere nessuna grande rivoluzione in atto (perché di fatto non ce n’è) e mettendo sul podio tre dischi, quelli delle boygenius, di Caroline Polachek e di Lana Del Rey che, al di là del giudizio artistico che uno ne possa dare, proprio nulla di nuovo hanno in realtà da offrire, a partire proprio da quello apparentemente più contemporaneo come quello della Polachek, esponente di quell’hyper pop che, ancor più di altre sigle che si sono viste negli anni, sa di supercazzola da giornalisti, inventata per spacciare per chissà che canzoncine pop elettroniche, magari anche carine, eh!, ammantandole di una consapevolezza postmoderna di cui non che ci fosse tutto sto gran bisogno.

E allora, dopo sto pallosissimo pistolotto, perché anche quest’anno siamo qui a stilare le nostre ennesime classifiche? Beh, il motivo principale, ovviamente, sarebbe il fatto che è divertente farle, ma soprattutto che è divertente leggerle. Proprio per i motivi di cui sopra, anche chi, come il sottoscritto, di dischi in un anno ne ascolta un’infinità, con queste liste ha sempre modo di scoprire cose che gli erano sfuggite e che magari finiscono per diventare tra le proprie preferite. In questo senso, ancor più che le liste che appaiono sulle testate come somma algebrica dei voti dei collaboratori, particolarmente interessanti sono quelle personali, spesso veicolate anche su social come Facebook, sia da addetti ai lavori, che da semplici appassionati (a riprova di quanto siano popolari, a dispetto di quanti ogni anno, prendendosi forse un po’ troppo sul serio, spendono tempo e fatica nello spiegare perché non andrebbero fatte). 

In questa disgraziata era dove le playlist valgono più degli album, aggiungerne un’altra non è un volersi accodare al trend generale, ma vuole chiaramente essere spunto per spingervi ad andare ad ascoltare dischi che forse non avevate preso in considerazione. Come ogni anno, potete partire dai miei elenchi, ovviamente testimonianza unicamente del mio gusto e nulla più, cesellati fino all’ultimo, ma che domani stesso sarei pronto a cambiare nuovamente, oppure dalla mega playlist (appunto) messa in coda all’articolo e che, nonostante contenga brani attinti da oltre 200 album, non fa altro che scalfire la punta di un iceberg.

Detto questo, passo a un rapido riassunto delle mie scelte. Come l’amico Luca Salmini, anche per me il disco dell’anno è False Lankum dei Lankum, un album che perfettamente affonda le sue radici nella tradizione folk del passato, facendole però vivere in un sound sperimentale e cupo, d’intensità straziante, tanto da farsi ipotetica colonna sonora ideale per un’annata, straordinaria musicalmente per chi scrive, ma di tutt’altro tono per ciò che è successo e continua a succedere nel mondo.

Nell’anno in cui Taylor Swift è eletta personaggio dell’anno da Time – 6/7 dei suoi dischi contemporaneamente nella classifica dei dischi più venduti, il suo tour primo a superare il miliardo di dollari di guadagni (tanto da influire sul Pil americano) e detentrice di un potere economico, ma soprattutto pervasivo, tale da essere ritenuta da molti analisti capace d’influire sulle prossime elezioni presidenziali USA – sono altre le ragazze che a me hanno interessato (anche se il per molti versi incomprensibile fenomeno Swift andrebbe indagato a fondo): innazitutto PJ Harvey che, continuando a cambiare e sperimentare sulla sua scrittura e sul suo modo di cantare, con I Inside The Old Year Dying ci ha consegnato l’ennesimo grande disco. E poi l’esordio di Kara Jackson – scoperto proprio spulciando le liste di fine anno – poetessa e cantautrice che con Why Does The Earth Give Us People To Love? tocca le giuste corde attraverso canzoni bellissime. E poi l’ex Lingua Ignota, oggi Reverend Kristin Michael Hayter, che con SAVED!!! prende il prewar folk per trasformarlo in mistiche e allucinate preghiere gotiche; L’Rain, più pop che in passato, ma sempre capace di sperimentare sul tessuto della canzone e oltre in I Killed Your Dog; Mitski, finalmente in grado di offrire un disco di rara bellezza cantautorale; Anohni, tornata coi Johnsons, per un disco dall’anima soul assolutamente clamoroso; la compianta jamie branch, il cui terzo capitolo della serie Fly Or Die, uscito postumo, ci fa capire quanto lontano sarebbe andata la sua musica, ben oltre i confini del jazz; la compositrice Kali Malone e i suoi monumentali drone estatici, in Does Spring Hide Its Joy in compagnia di Lucy Railton e Stephen O’Malley; la grandissima Melanie De Biasio con la sua opera visionaria Il Viaggio; infine Aya Metwalli, che con la band libanese Calamita ha messo a punto un disco in cui incrociare tradizioni mediorientali e noise rock sperimentale.

Per il resto, grandiosi più che mai i Fire! Orchestra del mastodontico Echoes; taglienti e potentissimi i BIG|BRAVE di Nature Morte; nuovamente in parte sottovalutati, ma autori di uno dei dischi più riusciti dell’anno gli Algiers di SHOOK; originalissimi e unici come al solito i The Necks di Travel; classicissimi e pertanto adorabili gli Yo La Tengo di This Stupid World; stranamente dimenticati da quasi tutti gli Swans, a loro modo malinconici, del sempre stupendo The Beggar.

Amando i Lankum, un vero colpo al cuore è stato Cyrm, debutto del side project di Radie Peat con Katie Kim ØXN; ma lo stesso potrei dire per il favoloso misto di country, punk e alt-rock dei giovani Wednesday, così come di I Am Not There Anymore dei Clientele, band in realtà in giro da molto, ma che devo ammettere mai avevo approfondito.

In un anno in cui diversi grandi nomi sono tornati alla ribalta – i Rolling Stones di Hackney Diamonds (bel disco, considerato tutto, ma con una produzione con tutti i cursori al massimo di un Watt che non mi aveva convinto sul disco di Iggy Pop e qui conferma le mie perplessità), Peter Gabriel (mai stato un suo fan, ma ottimo album davvero), Depeche Mode (idem), Everything But The Girl, etc – se devo scegliere quello che per me è stato un ritorno veramente a grandissimi livelli, cioé capace di stare davvero al fianco dei loro album migliori, allora citerei i maturi e toccanti Blur di The Ballad Of Darren

Tutte da esplorare le altre liste, anche ricorrendo alla playlist citata prima, da quella dei Runners (molti titoli avrebbero potuto finire ipoteticamente in Top 20), a quella delle ristampe/live/archivi, nella quale figurano album imperdibili come il “nuovo” Sparklehorse (che chiaramente sarebbe stato tranquillamente in Top 20), l’incredibile live dei Sonic Youth e tutto ciò che segue (sapendo di aver lasciato fuori un mondo di robe).

Mi soffermo invece sugli italiani. Il personaggio dell’anno, qui, sarebbe idealmente Valentina Magaletti, protagonista in diversi dischi e progetti (Vanishing Twin, VZ, Holy Tongue, Better Corners, per stare ai principali) tutti invariabilmente ottimi e da sentire. Il mio disco dell’anno, però, è in questo caso il doppio La mia falsa identità del cantautore milanese Paolo Saporiti, un autore da sempre personale, profondo, classico ma aperto alla sperimentazione, che qui ha toccato uno dei vertici, forse il, della sua ormai ricca produzione. A seguire la sempre brava e, in questo caso, più psichedelica che mai, Emma Tricca; le rivelazioni Daniela Pes e Massimo Silverio; le conferme di Cigno, Marta Del Grandi, San Leo e Leatherette, due grandi live da parte di Iosonouncane (uno dei due con Paolo Angeli), il grandissimo, nuovo disco dei Bachi Da Pietra. E molto altro ci sarebbe stato.

In chiusura, in quanto spettatore seriale di concerti, anche una lista di live che hanno lasciato un segno, con i Wilco sopra tutti, spettacolari al Todays di Torino e autori nel 2023 anche dell’ottimo Cousin, prodotto da Cate Le Bon.

Film, libri? Avrei potuto anche scriverne, ma direi che per quest’anno mi sono dilungato anche troppo. Buon 2024 a tutti!!

Lino Brunetti

DISCO DELL’ANNO
LANKUM – FALSE LANKUM

TOP 20
1. PJ HARVEY – I INSIDE THE OLD YEAR DYING
2. KARA JACKSON – WHY DOES THE EARTH GIVE US PEOPLE TO LOVE?
3. FIRE! ORCHESTRA – ECHOES
4. BIG|BRAVE – NATURE MORTE
5. ALGIERS – SHOOK
6. ANOHNI & THE JOHNSONS – MY BACK WAS A BRIDGE FOR YOU TO CROSS
7. REVEREND KRISTIN MICHAEL HAYTER – SAVED!!!
8. THE NECKS – TRAVEL
9. L’RAIN – I KILLED YOUR DOG
10.THE CLIENTELE – I AM NOT THERE ANYMORE
11. ØXN – CYRM
12. YO LA TENGO – THIS STUPID WORLD
13. WEDNESDAY – RAT SAW GOLD
14. BLUR – THE BALLAD OF DARREN
15. JAIMIE BRANCH – FLY OR DIE FLY OR DIE FLY OR DIE ((WORLD WAR))
16. AYA METWALLI & CALAMITA – AL SAHER
17. MITSKI – THE LAND IS SO INHOSPITABLE AND SO ARE WE
18. MELANIE DE BIASIO – IL VIAGGIO
19. KALI MALONE – DOES SPRING HIDE ITS JOY
20. SWANS – THE BEGGAR

RUNNERS (in ordine sparso)
21. MURDER CAPITAL – GIGI’S RECOVERY
22. SANAM – AYKATHANI MALAKON
23. WILCO – COUSIN
24. VANISHING TWIN – AFTERNOON X
25. GOAT (JP) – JOY IN FEAR
26. ANIMAL COLLECTIVE – ISN’T IT NOW?
27. LONNIE HOLLEY – OH ME OH MY
28. GOAT – MEDICINE
29. SUFJAN STEVENS – JAVELIN
30. GRIAN CHATTEN – CHAOS FOR THE FLY
31. ROBERT FORSTER – THE CANDLE AND THE FLAME
32. BAR ITALIA – TRACEY DENIM
33. THE WAEVE – THE WAEVE
34. ALL HANDS_MAKE LIGHT – DARLING THE DAWN
35. NATURAL INFORMATION SOCIETY – SINCE TIME IS GRAVITY
36. ME LOST ME – RPG
37. BONNIE “PRINCE” BILLY – KEEPING SECRETS WILL DESTROY YOU
38. BLACK COUNTRY, NEW ROAD – LIVE AT BUSH HALL

39. BLONDE REDHEAD – SIT DOWN FOR DINNER
40. ROSE CITY BAND – GARDEN PARTY
41. ANNA B SAVAGE – IN|FLUX
42. QUASI – BREAKING THE BALLS OF HISTORY
43. MATANA ROBERTS – COIN COIN CHAPTER 5: IN THE GARDEN
44. IRREVERSIBLE ENTANGLEMENTS – PROTECT YOUR LIGHT
45. MODERN NATURE – NO FIXED POINT IN SPACE
46. WATER FROM YOUR EYES – EVERYONE’S CRUSHED
47. DOROTHY MOSKOWITZ & THE UNITED STATES OF ALCHEMY – UNDER AN ENDLESS SKY
48. MATT ELLIOTT – THE END OF DAYS
49. SAM BURTON – DEAR DEPARTED
50. BOYGENIUS – THE RECORD

ITALIA
1. PAOLO SAPORITI – LA MIA FALSA IDENTITÀ
2. EMMA TRICCA – ASPIRIN SUN
3. DANIELA PES – SPIRA
4. CIGNO – NADA! NADA! NADA!
5. MARTA DEL GRANDI – SELVA
6. MASSIMO SILVERIO – HRUDJA
7. BACHI DA PIETRA – ACCETTA E CONTINUA
8. IOSONOUNCANE – QUI NOI CADIAMO VERSO IL FONDO GELIDO/JALITAH (con Paolo Angeli)
9. SAN LEO – AVES RARAS
10. LEATHERETTE – SMALL TALK

RISTAMPE/LIVE/ARCHIVI
1. SPARKLEHORSE – BIRD MACHINE
2. SONIC YOUTH – LIVE IN BROOKLYN 2011
3. AA. VV. – BLANK GENERATIONS: A STORY OF U.S./CANADIAN PUNK & ITS AFTERSHOCKS 1975-1981
4. CAT POWER – SINGS DYLAN: THE 1966 ROYAL ALBERT HALL CONCERT
5. PHAROAH SANDERS – PHAROAH
6. THE JESUS & MARY CHAIN – SUNSET 666
7. THE BREEDERS – LAST SPLASH
8. MYRIAM GENDRON – NOT SO DEEP AS WELL
9. GARETH LIDDIARD – STRANGE TOURIST
10. J.T. IV – THE FUTURE

CONCERTI
1. WILCO al Todays, Torino
2. KING GIZZARD & THE LIZARD WIZARD all’Alcatraz, Milano
3. MURDER CAPITAL all’End Of The Road, UK
4. BIG|BRAVE al Gagarin, Busto Arsizio
5. LANKUM al Beaches Brew, Ravenna
6. BILL ORCUTT QUARTET a Le Guess Who?, Utrecht
7. ALAN SPARHAWK a Le Guess Who?, Utrecht
8. WILL SHEFF/OKKERVIL RIVER all’Arci Bellezza, Milano
9. UNWOUND al Primavera Sound, Barcellona
10. GOAT (JP) al Magazzino sul Po, Torino

BEST OF THE YEAR 2014 – LINO BRUNETTI

Annata musicalmente eccezionale il 2014, probabilmente una delle migliori degli ultimi anni, alla faccia di chi sostiene che la musica sia su un binario morto. Ne è testimonianza anche la grande eterogeneità delle classifiche viste in giro fino ad ora che, aldilà di alcuni titoli presenti praticamente ovunque, messe tutte assieme propongono decine e decine di titoli da ricordare. Qui di seguito il mio contributo, con trenta titoli internazionali e dieci italiani. Volendo, sarei potuto anche arrivare a cinquanta e oltre, ma mi è parso più giusto limitarmi alle cose che in un anno così affollato di buone cose ho frequentato di più. Perciò basta parole, buon ascolto e, soprattutto, buon 2015!

Lino Brunetti

T O P  3 0

THE WAR ON DRUGS “Lost In The Dream”

SUN KIL MOON “Benji”

COURTNEY BARNETT – The Double EP: A Sea Of Split Peas

FIRE! ORCHESTRA – Enter

BONNIE “PRINCE” BILLY – Singer’s Grave A Sea Of Tongues

EARTH – Primitive And Deadly

ST VINCENT – St Vincent

WILDBIRDS & PEACEDRUMS – Rhythm

SCOTT WALKER & SUNN O))) – Soused

SWANS – To Be Kind

SHARON VAN ETTEN – Are We There

BOB MOULD – Beauty And Ruin

TY SEGALL – Manipulator

DAMIEN JURADO – Brothers And Sisters Of The Eternal Son

THEE SILVER MT ZION MEMORIAL ORCHESTRA – Fuck Off Get Free We Pour Light On Everything

NENEH CHERRY – Blank Project

MIREL WAGNER – When The Cellar Children See The Light Of Day

TEMPLES – Sun Structures

BECK – Morning Phase

PONTIAK – Innocence

THE MEN – Tomorrow’s Hits

THURSTON MOORE – The Best Day

DAMON ALBARN – Everyday Robots

ANGEL OLSEN – Burn Your Fire For No Witness

PARQUET COURTS – Sunbathing Animals

THE WYTCHES – Annabel Dream Reader

STONE JACK JONES – Ancestor

GOAT – Commune

LUCINDA WILLIAMS – Down Where The Spirits Meets The Bone

CARLA BOZULICH – Boy

T O P  1 0  I T A L I A

RONIN – Adagio Furioso

C’MON TIGRE – C’Mon Tigre

PAOLO SAPORITI – Paolo Saporiti

GIARDINI DI MIRÒ – Rapsodia Satanica

JUNKFOOD – The Cold Summer Of Dead

MOVIE STAR JUNKIES – Evil Moods

GUANO PADANO – Americana

NINOS DU BRAZIL – Novos Misterios

GIOVANNI SUCCI – Lampi Per Macachi

…A TOYS ORCHESTRA – Butterfly Effect

BEST OF THE YEAR 2012 – Lino Brunetti

Come è tipico di ogni fine anno, è giunto il momento dei bilanci. E dunque, come è stato questo 2012 in musica? Partiamo da una considerazione generale: ormai da tempo è impossibile identificare, non dico un album, ma anche solo uno stile, che possa essere rappresentativo dell’anno appena trascorso. Le tendenze musicali, che sono comunque propense a ripetersi ciclicamente, sono da tempo esplose in miriadi di rivoli che, lungi dal potersi (se non in sporadici casi) definire nuovi, hanno perso pure la loro capacità di caratterizzare un’epoca. Se un lascito ci rimarrà di questi anni di download selvaggio e strapotere della Rete, sarà quello di un azzeramento dell’asse temporale, non più verticale bensì orizzontale, dove passato, presente e futuro convivono allegramente assieme in una bolla dove non c’è più nessuna vera differenziazione. Lo si evince dall’enorme numero di ristampe, deluxe edition, cofanetti celebrativi, ma pure dalle musiche contenute nei dischi dei cosidetti artisti “nuovi”, talmente nuovi che a volte suonano esattamente come i loro omologhi di quarant’anni fa. In questo scenario, le cose migliori nel 2012 sono arrivate in larga parte proprio dai grandi vecchi o comunque da artisti sulle scene ormai da parecchio tempo. Bob Dylan è tornato con un disco stupendo, Tempest, celebrato (giustamente) ovunque. Non gli è stato da meno Neil Young che, assieme ai Crazy Horse, ha assestato due zampate delle sue, prima con le riletture di Americana, poi con le cavalcate elettriche di Psychedelic Pill. Dopo due ciofeche quali Magic Working On A DreamBruce Springsteen se ne è uscito finalmente con un disco vitale, intenso, potente sotto tutti i punti di vista. Magari imperfetto, di sicuro non un capolavoro, Wrecking Ball è comunque un album di grandissimo livello, che ha riposizionato il Boss ai livelli che gli competono. Rimanendo sui classici, bellissimo il nuovo Dr. John (Logged Down), splendido il Life Is People di Bill Fay, di gran classe il Leonard Cohen di Old Ideas (un disco che comunque io non ho amato pazzamente come altri hanno fatto), mentre solo discreto è stato il Banga di Patti Smith. Per la serie “e chi se l’aspettava?”, credeteci o no, è ottimo invece il nuovo ZZ TopLa Futura, band a cui la produzione di Rick Rubin ha fatto un gran bene. Ma non solo i “grandi vecchi” ci sono stati, anche se sempre tra i veterani  si è dovuto andare a cercare le cose migliori. Partiamo da quello che è senza dubbio il mio disco dell’anno, The Seer degli Swans, un triplo LP magnetico, ottundente, potentissimo e visionario. Poi, in ordine sparso, il sorprendente ritorno sulle scene dei Godspeed You! Black Emperor (‘Hallelujah! Don’t Bend! Ascend!), i Giant Sand sempre più Giant di Tucson, i loro fratelli Calexico con Algiers, i Dirty Three di Towards The Low Sun, gli Spiritualized di Sweet Heart Sweet Light, i Sigur Ros di Valtari, i Lambchop di Mr Mil Mark Stewart di The Politics Of Envy, i redivivi Spain di The Soul Of Spain, i Mission Of Burma di Unsound, gli Om  di Advaitic Songs, Dirty Projectors di Swing Lo Magellan. Deludente il ritorno dei PiL, decisamente buoni quelli di Jon Spencer Blues ExplosionLiars, EarthBeach House (sia pur meno efficace degli album precedenti), Six Organs Of AdmittanceAnimal CollectiveNeurosis, UnsaneThe Chrome CranksThee Oh SeesGuided By Voices (ben tre dischi!), Woven HandGrizzly BearPontiak (memorabile il loro Echo Ono, e non solo perché hanno avuto la bontà di mettere una mia foto sulla copertina della versione in vinile), la doppietta Clear Moon/Ocean Roar dei Mount Eerie, il Moon Duo di Circles, i Tu Fawning di A Monument, i Peaking Lights di Lucifer. Dagli artisti solisti non moltissimi dischi da ricordare a mio parere: di sicuro lo è quello di Hugo Race & Fatalists (We Never Had Control), tra le cose migliori dell’annata, anche superiore al Blues Funeral della Mark Lanegan Band (comunque bello), ma lo sono pure la doppietta di Chris Robinson Brotherhood, i due dischi di Andrew Bird (soprattutto Break It Yourself), l’esordio del leader dei Castanets come Raymond Byron & The White Freighter (Little Death Shaker) ed il The Broken Man di Matt Elliot. Ancora meglio ha fatto il gentil sesso: per una Cat Power a fasi alterne (Sun, solo parzialmente riuscito), ci sono state una Fiona Apple in odor di capolavoro (The Idler Wheel…), una grandissima Ani Di Franco (Which Side Are You On?), la sorprendente Gemma Ray (Island Fire), le sorelline svedesi First Aid Kit (The Lion’s Roar), la Beth Orton di Sugaring Season. Tra le nuove band, la palma di rivelazione dell’anno se la beccano i grandissimi Goat di World Music, seguiti a ruota dai The Men di Open Up Your Heart, dai Big Deal di Lights Out, dagli Islet di Illuminated People, dai Fenster di Bonesdagli Allah-Las e dalla Family Band di Grace & Lies. Tra le cose più sperimentali, vetta incontrastata allo Scott Walker di Bish Bosch, un disco per nulla facile ma di una intensità rarissima. In campo improvvisativo, grandi cose sono arrivate dagli svizzeri Tetras (Pareidolia il titolo del loro album). Altri dischi da non dimenticare, Effigy dei Pelt, msg rcvd dei Neptune, Fragments Of The Marble Plan degli AufgehobenWe Will Always Be di Windy & Carl. E l’Italia? Certo, anche l’Italia ci ha dato grandi cose. Gli Afterhours hanno pubblicato uno dei loro dischi più belli di sempre, Padania. Potente e visionaria l’opera in due parti degli Ufomammut, così come Il Mondo Nuovo de Il Teatro Degli Orrori. E poi: Sacri Cuori (Rosario), King Of The Opera (Nothing Outstanding), Father Murphy (Anyway, Your Children Will Deny It), Paolo Saporiti (L’ultimo Ricatto), Ronin (Fenice), Mattia Coletti (The Land), manZoni (Cucina Povera), Xabier Iriondo (Irrintzi), Sparkle In Grey (Mexico), Guano Padano (2), Calibro 35. E chissà quante altre cose mi son perso o avrò dimenticato! Qui sotto, la selezione della selezione. Ed ora, prepariamoci al 2013!

SWANS “THE SEER”

GOAT “WORLD MUSIC”

FIONA APPLE “THE IDLER WHEEL…”

PONTIAK “ECHO ONO”

GODSPEED YOU! BLACK EMEPEROR “‘ALLELUJAH! DON’T BEND! ASCEND!”

AFTERHOURS “PADANIA”

TETRAS “PAREIDOLIA”

MOUNT EERIE “CLEAR MOON/OCEAN ROAR”

HUGO RACE FATALISTS “WE NEVER HAD CONTROL”

THE MEN “OPEN UP YOUR HEART”

SCOTT WALKER “BISH BOSCH”

BRUCE SPRINGSTEEN “WRECKING BALL”

BOB DYLAN “TEMPEST”

NEIL YOUNG & CRAZY HORSE “AMERICANA/PSYCHEDELIC PILL”

FIRST AID KIT “THE LION’S ROAR”

GIANT GIANT SAND “TUCSON”

BOX SET: CAN “THE LOST TAPES”