DON JUAN AND THE SAGUAROS “Don Juan And The Saguaros”

DON JUAN AND THE SAGUAROS
Don Juan And The Saguaros
South Side Songs/Goodfellas

Don Juan And The Saguaros - copertina

Il cantautore romano Juan Fragalà ha vissuto la sua adolescenza tra il Messico e gli Stati Uniti, luoghi di cui ha assorbito i suoni e dove non solo ha formato i suoi primi gusti musicali (principalmente Dylan e Johnny Cash), ma ha pure iniziato a maneggiare chitarra ed armonica. Rientrato in Europa, di certo il suo interesse per la musica non è scemato, anzi, si è allargato a generi come il blues, il country, il rockabilly. Nel 2011 pubblica un primo disco – a nome The Gamblin’ Hobo – con dentro ospiti come il bluesman americano Luke Winslow King, ma già l’anno dopo si muove per dare vita ad una nuova formazione che sia in grado di dare un taglio più movimentato e ruspante alle sue composizioni. Nascono così DON JUAN AND THE SAGUAROS – oltre a Fragalà, la band è formata da Andrea Pesaturo alla chitarra elettrica e al banjo, Adriano Cucinella al basso e Andrea Palmeri alla batteria – oggi all’esordio con un disco di genere, frizzante, fresco e pimpante. Non che Don Juan e i suoi compagni s’inventino chissà che di nuovo, ma il modo in cui approcciano la materia, scombinando leggermente le carte qui e là, e la bontà di una scrittura diretta e melodica, ci fa promuovere il loro disco senza esitazioni. Pesaturo è un ottimo chitarrista, capace di risultare tradizionale ma d’imprimere pure pennellate personali ed assai efficaci; la sezione ritmica è un treno inarrestabile nella sua adesione al classico boom-chicka-boom; il resto, come dicevamo, lo fa la qualità di canzoni che, anche grazie al contributo di altri musicisti come, tra gli altri, Antonio Sorgentone (piano), Flavio Pasquetto (pedal e lap steel), Mirko Dettori (fisarmonica) e Giorgio Tebaldi (trombone), conquistano con leggerezza. Il grosso dell’album viaggia sui binari di un country-rock pimpante e ritmato (Help Me Jesus, Help Me Lord, Highway Song #61, la cashiana Julio, con un gran lavoro di pedal steel), acceso da sfumature western swing (Pickin’!), dal tiro rockabilly (Lonely Child), con un occhio puntato all’old time music (Trombone) o punteggiato da un mirabolante piano da saloon (Love Makes You Blind). E se Saint Louis Blues è così classica da sfiorare il plagio, bello è il modo in cui Take Your Time parte folk, per poi impennarsi e perdersi tra fiati New Orleans; fantastico l’impasto elettrico di chitarre nel pezzo più rock in scaletta, Rolling Down; appiccicosa la melodia di One More Time, riuscite le ballate Another Love Song e Out Of Work, la seconda segnata dall’amore per Bob Dylan. Sono le diverse sfumature di una band dal sound tradizionale e limpido, immagino capace di fare faville anche dal vivo.

Lino Brunetti

Il disco, che esce il 10 aprile, lo potete ascoltare in anteprima streaming qui sotto:

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